Transizione, ecco la partita dei 907 milioni

Natale (Pd): "Fondamentale impegnare risorse per finanziare nuove attività imprenditoriali, non solo nelle aree occupate dalla centrale"

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di Franco Antola

La partita si gioca su una cospicua fetta dei 907 milioni di euro messi a disposizione dall’Unione Europea per il 2021-2026 attraverso il Just Transition Fund, destinati ai territori dove saranno abbandonate le produzioni energetiche a carbone. Spezia e la Liguria (con Genova e Savona) hanno tutti i titoli per puntare a quelle risorse, ma serve l’impegno congiunto di tutti i soggetti istituzionali, a cominciare da Comune e provincia, oltre che dalla Regione. Questo il senso di un ordine del giorno presentato nei giorni scorsi da Partito democratico-Articolo Uno in Consiglio regionale e approvato all’unanimità dall’assemblea. "La chiusura o la riconversione degli impianti a carbone di Vado, Genova e Spezia comporta la perdita di centinaia di posti di lavoro – ha ricordato il consigliere proponente Davide Natale – E’ necessario bonificare i siti sedi delle centrali e affrontare la transizione energetica assicurando prospettive di sviluppo per i territori che per decenni sono stati sede di quelle centrali". Natale, scendendo più nel concreto, quale destinazione dovrebbero avere quei fondi, oltretutto il disimpegno di Enel dal carbone appare ancora quanto mai nebuloso...

"Con il documento approvato in Consigliosi chiede alla giunta di inserirsi subito in quella partita, una proposta che è stata condivisa da tutte le forze politiche. Si tratta di un obiettivo fondamentale perché possiamo generare risorse per finanziare nuove attività imprenditoriali, e non mi riferisco solo alle aree Enel ma a quelle di tutto il territorio provinciale, in modo da supplire alla perdita di occupazione determinata anche dal superamento del carbone. E’ una battaglia sacrosanta, il fatto è che mentre la Regione si sta muovendo, Comune e Provincia continuano a restare in silenzio e immobili, con il rischio che le risorse europee finiscano nel Sulcis o in altre aree come Civitavecchia. Lo scenario sta cambiando profondamente, è in atto il superamento della vecchia economia, sostituita con una nuova sensibile e coerente con le esigenze di tutela ambientale e l’innovazione. In questa fase i territori da inserire nella nuova mappa, come Spezia, devono essere aiutati ma serve l’impegno di Governo e Regione, col sostegno degli enti locali e ti tutte le organizzazioni di categoria. E’ un’idea che guarda al futuro".

Sta pensando alle aree che prima o poi saranno dismesse da Enel?

"Non solo a quelle, ma a tutte quelle potenzialmente utilizzabili anche fuori da Spezia. L’unico aspetto che, allo stato attuale, possa essere legato ad Enel è che dopo la perdita di centinaia di posti di lavoro ci sono risorse per la bonifica del sito che sarebbero il viatico verso la transizione".

La vertenza Enel non sembra però fare passi avanti...

"L’impressione è che si sia incagliato tutto. Per questo bisogna seguire l’esempio di Arcola, dove la sindaca Monica Paganini ha scritto a tutti i soggetti coinvolti per far ripartire il tavolo tecnico. Altrettanto deve fare Spezia, il cui potere contrattuale è maggiore. Si tratta di decidere il superamento della centrale, che secondo me è alla portata. Oggi lo scenario è profondamente cambiato, se prima sul tavolo c’erano 8 o 9 miliardi adesso ce ne sono 40, ed è possibile superare anche l’impiego del gas necessario alla transizione con un progetto che guardi al futuro, fondato su scenari innovativi e non conservativi. Il progetto del Forum Ambiente del Pd in fase di redazione vuole dimostrare come un modo diverso di produrre e accumulare energia oggi è possibile".