Schianto al largo dell’isola del Tino Bolide a motore centra barchetta

Gravemente ferito alle gambe un pescatore sportivo. Stava facendo la traina quando è stato travolto

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Persone semplici, non vip. Per due il mare è fonte di lavoro: stavano trasferendo un motoscafo di 13 metri da Porto Lotti a Castelsardo nell’ambito di un contratto tra broker e noleggiatore. Per l’altro di svago occasionale: stava pescando alla traina su una barchina di 6 metri. I destini (come raccontiamo nella pagina regionale) si sono sono incrociati a cinque miglia a sud dell’isola del Tino, nel mare accarezzato dalla brezza. Nessuno intorno. Solo loro, nella spensieratezza indotta da una splendida giornata di sole. Dalla gioia del rapporto intimo con la distesa azzurra al disastro il passo è stato breve. Quello dello schianto del bolide sul natante. Il primo - un Asso 45, dotato di tre motori Mercury da 300 cavalli ognuno – viaggiava a 30 nodi. L’andatura del secondo – partito da Marina di Carrara, dotato di un Selva da 40 cavalli – era dieci volte inferiore. Chi era al timone del motoscafo non ha visto la barca in navigazione.

"Planavamo, la prua era rialzata; solo all’ultimo ci siamo accorti del natante. Ma ormai era tardi per deviare" racconterà poi in Capitaneria di porto il conduttore del mezzo veloce, un trentenne di origine cubana ma residente alla Spezia, assumendosi le responsabilità dell’accaduto, responsabilità indotta dalla cosiddetta rotta "raggiungente" che impone la manovra a chi arriva da dietro e ha una velocità superiore a chi sta davanti.

Assunzione di colpa. Ma anche slancio nei soccorsi e gestione ottimale degli stessi da parte dei due marittimi: immediato recupero del pescatore sportivo sbalzato in mare, mayday lanciato sul canale 16 della radio Vhf con indicazioni puntuali sul luogo dello schianto, l’emergenza in atto, i bisogni. Il motoscafo, è emerso dai primi accertamenti, dopo impatto è letteralmente passato sopra al barchino: lo spiega la traccia lasciata sul bancone su cui era seduto il pescatore hobbista che aveva le mani sul timone a ruota, un sessantenne di Pontassieve in provincia di Firenze. Una ’riga’ impressa dalla prua, di lato fiancate fracassate. Il diportista ha rischiato di essere centrato in pieno. E’ riuscito a spostarsi ma le conseguenze dello schianto sono state gravissime: gambe straziate, arti fratturati, tessuti spolpati. Non è chiaro se abbia visto e cercato di indurre il motoscafo a deviare la rotta o a manovrare per uscire dal rischio collisioni. Di certo ha perso molto sangue. Lo ’racconta’ la vistosa chiazza creatasi sulla piattaforma del motoscafo a ridosso dei motori. Lì è stato appoggiato e confortato dai due marinai del bolide da diporto che poi hanno fatto rotta per il golfo della Spezia. In Capitaneria è stato organizzato il soccorso.

Sulla motovedetta 865 è stata imbarcata un’equipe medico infermieristica del 118, allertata dalla centrale operativa. Poi a tutta velocità e a sirene spiegate verso il motoscafo che nel frattempo, al massimo numero di giri del motore, aveva ripercorso le miglia che lo separavano dall’isola del Tino. L’incrocio fra le due unità è avvenuto nei pressi della diga foranea. I sanitari sono trasbordati sul motoscafo. Hanno valutato che per procedere alla stabilizzazione era preferibile operare sul motoscafo. Così hanno fatto, fino all’accosto al molo Italia dove ad attendere il ferito c’era un’ambulanza. Per i due marinai del motoscafo l’inizio delle operazioni di rito. Subito l’alcoltest. Risultato: negativi. Poi le verbalizzazioni. Il pm di turno, la dottoressa Monica Burani, è stata informata passo passo dell’evolversi dell’inchiesta. Nel frattempo si sviluppavano le ricerche del natante sinistrato.

Sono uscite due motovedette: della Guardia Costiera e dei Vigili del fuoco. La prima, localizzato il mezzo, lo ha preso al traino. Poi l’ormeggio al pontile dei Vigili del fuoco, in prossimità del motoscafo. Lì si sono svolti i rilievi degli operatori della squadra di polizia giudiziaria della Guardia Costiera. Oggi sarà depositata una relazione in procura. I reati per i quali procedono gli investigatori sono quelli di naufragio colposo, violazione delle norme sulla sicurezza in mare, lesione colpose, quelle sofferte dal pescatore sportivo. Ieri per oltre quattro ore è stato in sala operatoria: i medici hanno lavorato per salvargli le gambe. Poi il trasferimento nel reparto di Rianimazione. La prognosi del diportista resta riservata. Ma non è in pericolo di vita.

Corrado Ricci