Sanare i torti senza creare nuovi danni

Roberta

Della Maggesa

Ucinquantina saranno invece i periti chiamati a disputarsi i dettagli tecnici del caso nell’agone dell’incidente probatorio iniziato la settimana scorsa in un’aula dell’università di Pisa, ma che, a quanto pare, necessita di incursioni in carne ed ossa sulla scena del ’delitto’. E pensare che al compimento dei 414 giorni dal crollo a Genova - 43 vittime e una delle principali vie di collegamento tra Nord e Sud interrotta – si è posato il primo impalcato del nuovo Morandi. Non scartoffie, ma la capacità di concepire un progetto e di mettere a regime la prima pietra. Ora, siamo in uno stato di diritto ed è giusto prendersi il tempo necessario a individuare responsabilità e concedere alla difesa quello richiesto dai principi del garantismo. Ma la domanda è questa: quanto rimane di giusto in un procedimento giudiziario che, mentre ricostruisce i fatti e individua i colpevoli, permettendo di riparare eventuali torti e di sanare evidenti danni, nel dipanarsi di settimane e mesi, assiste alle ferite inferte a un sistema economico che ha bisogno di viaggiare a velocità incompatibili con quelle di un fascicolo penale?