"Prevenzione per arginare l’Aids" Preoccupano le diagnosi tardive

Il primario Artioli: "Il Covid ha determinato una sottostima dei casi. In Liguria 70 nuove diagnosi". Soltanto cinque nella nostra provincia a differenza degli anni precedenti, numericamente più significativi

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In Liguria il 40 per cento dei casi di infezione da Hiv ha una diagnosi tardiva. Questo significa maggiori rischi di contagio perché la persona non sa di aver contratto l’infezione. Mentre nel resto d’Italia il dato si attesta sul 30 per cento. "L’anno prossimo – spiega la dottoressa Stefania Artioli primario infettivologo dell’Asl5 – purtroppo per la sottostima legata alla pandemia di Covid 19 dovremo aspettarci un incremento di casi, purtroppo sintomatici". È un impegno costante quello della Artioli che si esplica all’interno del Sant’Andrea dove dirige il reparto di Malattie infettive e fuori con la Croce rossa dove, da anni, interviene nella campagna di sensibilizzazione sulle malattie sessualmente trasmissibili, come quella che si terrà sabato in piazza del Bastione.

A parlare sono soprattutto i numeri. Nel 2021 le nuove diagnosi in Italia di Hiv sono state 1770, tre ogni 100mila abitanti, 382 i nuovi casi di Aids diagnosticati entro maggio 2022 (0,6 per mille abitanti). Se si prende come riferimento il periodo che va dal 1982 al 31 dicembre 2021 i casi di Aids in Italia sono stati 72.034, in Liguria le persone con infezione 2500. "L’incidenza di Aids è in costante diminuzione eccetto che in Liguria – spiega la Artioli – regione italiana dopo il Lazio per incidenza ogni 100mila abitanti". Dalle prime infezioni ad oggi i casi di Aids nella nostra regione sono stati 3421 di cui 317 nella nostra provincia e le fasce di età più colpite sono quelle che vanno dai 30 ai 39 anni. Segue la fascia dai 25 ai 29 e i maschi rappresentano il 79,5 per cento dei nuovi casi. La trasmissione sessuale è la più frequente e un terzo delle nuove diagnosi purtroppo viene scoperta per la comparsa dei sintomi. Questo significa che le persone Hiv giungono tardivamente alla osservazione più avanzata di malattia con prevedibili risvolti oer la salute della persona ma anche della comunità. Come mettere un argine a tutto questo? "Con l’informazione, la prevenzione e i test – spiega la dottoressa Artioli –. Per questo l’appuntamento di domani con i volontari della Croce rossa è importante. Questa giornata deve essere propositiva per contrastare l’infezione da Hiv abbattendo disuguaglianze, favorendo l’accesso alle cure, ottimizzando l’accesso ai test sicuramente reso più difficile nel 2020 e nel 2021 dalla pandemia Covid-19 anche nei paesi come il nostro. Purtroppo il Covid ha determinato una sottostima e una sottonotifica delle nuove diagnosi di infezioni da Hiv, in Liguria le nuove diagnosi sono state 70 e nella nostra provincia sono state soltanto 5 a differenza degli anni precedenti numericamente più elevate". E poi c’è la scuola dove l’educazione sessuale è praticamente assente e dove la parola preservativo è spesso bandita.

"Invece dobbiamo continuare a fare prevenzione nelle scuole e tra i giovani – ha aggiunto il primario –. Parliamone perché l’Hiv non è un fenomeno sanitario isolato ma un problema con il quale ognuno di noi potrebbe avere a confrontarsi". E intanto ricorda l’appuntamento di domani in piazza Del Bastione con la Croce rossa. A fare il test disposizione medici e infermieri esperti. E sempre domani all’ospedale San Bartolomeo di Sarzana conclude la Artioli "Ci rendiamo disponibili come malattie infettive presso l’ambulatorio al piano zero per consulti e visite specialistiche non solo per le persone che hanno fatto il test con la Cri ma anche per chi viene autonomamente a conoscenza di questa opportunità che offriamo e che è dedicata non solo all’infezione da Hiv ma a tutte le malattie a trasmissone sessuale".

Anna M. Zebra