
Nike primordiale e Muso di cavallo. Le sculture di Valerio Neri a Tellaro
‘Nike primordiale’ e ‘Muso di Cavallo - Autoritratto’ sono le due ultime sculture di Valerio Neri. Entrambe mettono in evidenza il complesso percorso dell’artista spezzino ed il suo rapporto con il marmo di Carrara, del quale riconosce la sua unicità e al tempo stesso riflette e lancia un monito per la tutela dell’ambiente. Lo scultore le esporrà, nell’ambito della nuova rassegna ‘Itai Doshin’ curata da Guido Ferrari, sabato alle 19, quando verrà inaugurata l’installazione ‘Diversi corpi Stessa mente’ al Fourteenartellaro. Nello spazio di piazza Figoli 14 a Tellaro, fino al 30 giugno, a cura di Maurizio Marco Tozzi e del gallerista Ferrari, le opere di Neri saranno visionabili. "In una costante e vibrante scoperta attraverso l’utilizzo di molteplici materiali – spiega Tozzi – coi quali mette in luce rimandi mitologici, che si inseriscono perfettamente nella nostra realtà contemporanea. A fare da trait d’union è proprio la volontà di avere un rapporto intimo con materie come il marmo, il bronzo, il ferro che riunisce con un’attenta e inedita policromia nella quale si evince un forte rispetto per la loro purezza naturale. È proprio con la natura che Valerio Neri instaura un dialogo che divulga al pubblico attraverso le forme che realizza. Forme che nascono molto spesso dall’utilizzo di blocchi riciclati, scarti di segherie, ritrovamenti vari che grazie al suo lavoro tornano a rivivere in una singolare nuova bellezza". Spiritualità, natura e materia. Sono solo alcuni degli elementi che costituiscono l’ampia ricerca dell’artista. "’Nike primordiale’ rappresenta un busto di donna appoggiato sul fianco sinistro, dalle morbide linee femminili, con un’ala in filo di rame che crea volumi molto leggeri, quasi uno schizzo disegnato su carta.
Il valore dell’antichità riemerge anche in ‘Muso di Cavallo - Autoritratto’ col quale l’artista tende ancora una volta a sottolineare il suo forte legame con la natura. Il cavallo come animale antichissimo carico di forza e di spirito, fra i prediletti compagni dell’uomo, che Neri interpreta ed esplora come un autoritratto della propria energia artistica. Anche in questo caso l’opera proviene da uno scarto con la particolarità di aver avuto all’interno tre perni in acciaio, chiaro segno che il marmo fosse stato lavorato da un robot". Perni che sono stati rimossi da Neri per essere sostituiti da una colata di bronzo, che crea un insieme di suggestivi dettagli. "Come la briglia volutamente danneggiata che emerge sulla parte sinistra del muso del quadrupede. Una proiezione della nostra società – conclude Tozzi – che molto spesso rischia di perdere una propria autenticità, tematica essenziale nella ricerca di Valerio Neri".
Marco Magi