Testamento, spunta un audio di Corini. La registrazione voluta dalla sorella

Da decifrare il senso delle parole nell’alternanza di lucidità e induzioni

Parte degli appunti trovati e attribuiti a Marco Corini

Parte degli appunti trovati e attribuiti a Marco Corini

La Spezia, 20 febbraio 2016 - Tra gli atti dell’inchiesta sulla morte indotta dell’avvocato Marco Corini, sull’intrigo testamentario passato, secondo l’accusa, anche dal plagio, c’è anche una registrazione- audio. Si tratterebbe di un file registrato con uno smartphone nel quale è raccolta la voce del legale malato terminale; sarebbe stata effettuata nelle more dell’elaborazione del testamento olografo del 18 settembre scorso, quello che secondo i pm Giovanni Maddaleni e Luca Monteverde è falso per la semplice ragione che c’è difformità di calligrafia fra parte scritta e firma. A fini della contestazione penale l’audio in questione non sposta di una virgola l’accusa che (già attestato il falso con una perizia calligrafica) nemmeno si allarga alla circostanza della correzioni post-mortem: le due cancellature che compaiono a metà dello scritto e alla sua conclusione, con riportato, sopra della prima e in coda alla seconda, il nome di Susanna Cacciatori.

DAL RISERBO trapela che la registrazione del file in questione è stata effettuata da Marzia Corini e l’esistenza tra le parti si è palesata in vista dell’incontro col notaio Massimo Mariano per la pubblicazione del testamento, successivamente incriminato (senza alcuna contestazione al notaio che si è limitato ad adempiere ad un atto dovuto). Il contenuto dell’audio non solo è top secret ma ininfluente rispetto all’accusa di falso. Considerato che la registrazione è stata effettuata da Marzia, si può ipotizzare che il fine era quello di raccogliere espressioni del fratello a riscontro della messa a punto dell’atto stesso. Ma è presto per trarre conclusioni, ammesso che emerga una reale importanza del file a fine probatori per consolidare l’accusa.

POTREBBE, però, essere interesse anche dell’indagata evidenziarne la portata sul piano non tanto formale quanto sostanziale, inseguendo una frase che emerge in uno degli appunti autografi dell’avvocato Corini, datati, secondo lo scritto riportato nel foglio, il 23 settembre, quindi successivamente alla firma posta il 18 settembre sotto il testamento vergato dalla sorella su suggerimento, secondo l’accusa, dell’avvocato Giuliana Feliciani.

LA FRASE in questione, suona così: «Quanto manca in elenco andrà a Marzia che ne destinerà secondo le proprie volontà». Un passaggio, quello, comunque intermedio delle manovre che hanno avuto il loro epilogo con la cosiddetta «integrazione di legittima», riconosciuta alla madre dell’avvocato sottoquotata nel testamento del 18 settembre con la fortissima riduzione del quantum a favore della fidanzata del legale. A quest’ultima, la ventiduenne Isabò Barrack, sono rimasti 450mila euro in contanti, rispetto alle attribuzioni –villa e un milione di euro in contanti – previste nell’altro testamento. A subire il taglio anche Giuliana Feliciani (da 400mila a 200mila euro), Susanna Cacciatori (da 270mila a 135mila euro). Inalterate la maxi quota per Marzia (un milione di euro, più un mezzo box-auto) e la quota residuale alla fedele domestica Stefania Tognoni: 30mila euro. Una rimappatura a favore della madre che, dai 300mila euro attribuiti nel testamento falso (secondo gli inquirenti già concepito per sollevare in progress la questione della legittima) diventerà proprietaria della villa e di tutte le altre ingenti risorse liquide, fino a 600mila euro.