Sanità, Piazza sospesa, porto: Spezia, il sindaco Peracchini a tutto campo / L'INTERVISTA

Il primo cittadino sui nodi chiave della città: "Al lavoro per realizzare progetti e dare risposte"

Il sindaco con il caposervizio della redazione de La Nazione Spezia Roberta Della Maggesa

Il sindaco con il caposervizio della redazione de La Nazione Spezia Roberta Della Maggesa

La Spezia, 4 luglio 2020 - Una riflessione a tutto campo sulle grandi sfide amministrative che attendono il Comune. Ma anche una discussione seria sulle prospettive, a breve e lungo termine, innescate dalla pandemia. E che si innestano su un tessuto di confronto tra le parti sociali e dentro l’opinione pubblica, già appesantito, se così si può dire, da problemi di vecchia data. Di tutto questo, il sindaco Pierluigi Peracchini ha accettato di parlare con ’La Nazione’ e, per suo tramite, con la città tutta.

​Partiamo con le grandi opere. Con l’avvio del mandato ha annunciato l’intenzione di realizzare un significativo restyling su piazza Cavour. E’ stato fatto un bando, scelto un progetto e avviato un complesso iter di partecipazione. Ma sembra che tutto si sia arenato. I lavori si faranno? Con quale tempistica?

"Quando ci siamo insediati, abbiamo trovato molte opere senza una conclusione in termini progettuali e di coperture economiche e per consegnarle doverosamente ai cittadini abbiamo impiegato molte energie e risorse: il Falcomatà, la biblioteca Mazzini, l’ex officine nell’Arsenale Militare, l’ex deposito ATC Esercizio, sono tutte opere la cui conclusione non era così scontata ma che siamo riusciti a portare a termine nonostante le difficoltà di cassa in cui versava questo comune. Ricordo soltanto, per amor di cronaca, gli oltre 550 milioni di debiti di ACAM ereditati che hanno portato alla procedura fallimentare che abbiamo dovuto gestire come i 50 milioni di euro di debiti e i 69 milioni di crediti del Comune. Sistemate queste opere, ci siamo dedicati a reperire altre risorse da impiegare su altri progetti che stanno partendo come il Miglio Blu, la riqualificazione del Parco delle Mura, la nuova caserma della Polizia Municipale, le aree cani, il parcheggio in via Carducci, in via del Canaletto. Abbiamo trovato una città che nel 2017 scaricava la maggior parte degli scarichi nel proprio mare, totalmente inaccettabile dal punto di vista ambientale e morale. Abbiamo investito 15 milioni di euro per le fognature – Mazzetta, Valdellora, Canaletto,Fossamastra, Muggiano, Pitelli - cambiato le reti idriche a Sarbia e Campiglia, ed è ad oggi in progettazione il nuovo depuratore. Entro il 2024 in mare non andrà scaricato più nulla. Su Piazza Cavour, l’intenzione rimane quella di fare un restyling della Piazza, ma ci sono alcuni nodi ancora da sciogliere su cui stiamo lavorando in queste settimane. L’obiettivo è un compromesso fra le parti, operatori del mercato, cittadini che ne usufruiscono, commercianti del centro storico: la Piazza è un punto nevralgico della vita spezzina e non è al passo con i tempi. E’ stato fatto un lavoro importante dal primo giorno per raggiungere una mediazione approfondendo anche l’ipotesi dei parcheggi, una richiesta che ci perveniva dai commercianti del centro, e nel giro di poche settimane decideremo definitivamente. L’obiettivo è evitare una spaccatura all’interno della cittadinanza come accaduto con Piazza Verdi: il punto non è la piazza o come fare la piazza, ma se un’opera provoca una ferita insanabile in una comunità. Io voglio una città unita e coesa, non lotte intestine. La politica deve promuovere la concordia, sempre".

L’amministrazione ha dimostrato di apprezzare piazza Verdi come location per spettacoli ed eventi all’aperto. E’ ancora convinto dell’opportunità di togliere di mezzo i portali di Buren?

"Sono convinto che al di là dei portali di Buren, che confermo ancora oggi non mi piacciono, piazza Verdi ha un costo che incide in modo molto importante sul bilancio comunale: la sola manutenzione è di oltre 200.000 euro annui, senza contare le spese di illuminazione, la cura del verde, la manutenzione delle vasche. Un costo che continuerà a salire, perché la piazza è stata progettata dalla precedente Amministrazione per essere pedonale ma non si è pensato a un piano del traffico compatibile ed ora ci ritroviamo con autobus che insistono su un pavimento che non dovrebbe sostenere il peso di mezzi pesanti. Noi l’abbiamo ereditata e l’abbiamo utilizzata subito per eventi che hanno riscosso grande successo, e continueremo a utilizzarla così, norme sanitarie permettendo".

Sul progetto della Piazza sospesa avete incontrato lo stop della Soprintendenza. Come intendete gestire la partita? Pensa davvero che l’asse di viale Italia rappresenti un’insuperabile frattura tra il mare e il centro storico?

"Non mi rassegnerò mai al fatto che l’Italia ha prodotto nel suo funzionamento burocratico enti che spesso tendono a complicare la realizzazione di opere che potrebbero portare un significativo sviluppo alle città a tal punto da farle naufragare. Dalla Soprintendenza vorrei che giungessero non solo stop e vincoli ma anche pareri preventivi vincolanti anche per la stessa Soprintendenza, consigli utili e fattibili per la realizzazione delle opere, altrimenti il rischio è quello di impantanare tutto il Paese in un momento storico unico che dovremmo sfruttare al massimo per invertire la rotta, puntando su infrastrutture e tecnologie. Attualmente stiamo studiando progetti alternativi alla Piazza sospesa, come l’interramento di viale Italia, almeno parziale, ma le risorse che sarebbero da mettere in gioco sono troppo ingenti. Sono più orientato a spostare quelle risorse, di natura regionale, in altre opere di riqualificazione: come per il restyling dei Giardini su cui abbiamo investito un milione, potremmo intervenire sul Parco della Rimembranza, molto amato dagli spezzini ma mai utilizzato che avrebbe, invece, delle potenzialità incredibili".

Quando vi siete insediati vi siete ritrovati tra capo e collo un Piano urbanistico adottato in zona Cesarini dalla precedente amministrazione. Lo avete, legittimamente, disconosciuto. Però la questione è poi rimasta nel cassetto. Non pensate che sia arrivato il momento di mettere mano a una revisione delle previsioni urbanistiche per la città?

"Con il decadere del precedente PUC abbiamo dato la possibilità di realizzare la stazione crocieristica, facilitando che arrivassero investimenti per milioni di euro da Royal Carribean, MSC e Costa Crociere e sbloccando il più possibile per evitare contenziosi milionari. Oggi il problema vero è trovare investitori e, sinceramente, da pianificare è rimasto veramente poco: è tutto già cementificato a parte quelle aree che Enel potrebbe mettere a disposizione, e poco altro. L’attuale PUC è flessibile e quindi, se necessario, trovando investitori, faremo tutte le varianti necessarie per facilitarli. Quello del nuovo PUC è un falso mito di chi non ha altri argomenti".

L’amministrazione è riuscita a portare a casa finanziamenti per 38 milioni di euro grazie al piano per la mobilità. Poi è arrivato Covid. Quando passeremo dalle carte ai cantieri?

"Il covid non ha fermato affatto il progetto della mobilità, anzi: entro qualche settimana, il Comune e il MIT firmeranno la convenzione dalla quale finalmente potremo iniziare a impegnare le risorse per l’acquisto dei nuovi mezzi e iniziare le procedure di gara per assegnare i lavori. Quello che ci aspetta è una vera e propria rivoluzione per la mobilità sostenibile: elettrificheremo quasi totalmente il trasporto pubblico locale, oltre a nuovi filobus da 18 metri, autobus a gas naturale, il raddoppio dei parcheggi interscambio, il restyling della stazione ferroviaria della Spezia Migliarina. E’ un progetto storico che andrà completato in due anni di cui siamo molto orgogliosi: abbiamo trovato un parco macchine vetusto e inquinante. Lo abbiamo già svecchiato e dato priorità alla tutela dell’ambiente, mettendo in sicurezza l’ATC e i suoi dipendenti: con il bando MIT faremo il salto di qualità".

Torniamo ai rapporti con la Soprintendenza. L’ente ha bocciato anche il progetto delle Casermette, almeno nella formulazione con la quale era stato sottoposto all’attenzione dei tecnici. Continuereste a credere nel ‘Miglio blu’ anche qualora l’investimento per avere una cittadella a servizio della nautica non dovesse andare in porto?

"I lavori del primo lotto del Miglio Blu inizieranno a fine agosto, un progetto di riqualificazione del tratto stradale del viale San Bartolomeo compreso tra via Pitelli fino al Muggiano: nessuno stop ma anzi un’accelerazione su un progetto di punta dell’Amministrazione che vuole creare un distretto in grado di rispondere a tutte le esigenze, anche residenziali e di formazione, per il mondo della nautica. Non solo riqualifichiamo il levante cittadino ma creiamo un nuovo distretto produttivo dedicato alla nautica e a tutte le attività connesse dove sono presenti le eccellenze del settore, con un brand specifico riconosciuto a livello internazionale e immediatamente riconoscibile anche da Google Earth con una striscia di asfalto blu che caratterizzerà, in un miglio marino, l’eccellenza industriale italiana e europea. Altro ragionamento riguarda il progetto delle Casermette, che è un investimento pubblico dell’Amministrazione comunale di oltre 3 milioni che abbiamo ereditato e che prevede un investimento di circa 10 milioni di euro dei privati: ha avuto un parziale stop della Soprintendenza, che spero venga superato. Credo che tutti i “no” della Soprintendenza siano esagerati perché mettono in discussione e a rischio centinaia di posti di lavoro e investimenti importanti dando così l’impressione che quello spezzino sia un territorio che non vuole investimenti e sviluppo. Noi abbiamo invece il dovere di cambiare questa mentalità".

Passiamo al porto. Prima la polemica sulle briciole che restano sul territorio a fronte di guadagni milionari, poi la querelle scatenata dal licenziamento di una dipendente da parte del terminalista. A che punto siamo nelle relazioni Comune-Lsct?

"Dal 2015 LSCT ha una concessione per 53 anni per ampliare le banchine e restituire la Calata Paita alla città e, dopo le varie sollecitazioni, era stato concordato un crono programma a gennaio ma ad oggi il progetto di ampliamento non è stato ancora appaltato perché da una parte LSCT non ha ancora liberato Calata Paita ma dall’altra l’Autorità Portuale, secondo LSCT, non ha predisposto i progetti di dragaggio del secondo bacino portuale del Molo Garibaldi levanti per una profondità di 15 metri che impedirebbe l’utilizzo della banchina una volta ultimata. A dicembre ho detto apertamente che c’era un problema, che in gioco c’è il futuro della nostra Città e si è sollevato il dibattito, ma i mesi sono trascorsi e nel mezzo è arrivata anche una pandemia mondiale: bisogna cercare una mediazione fra le parti e procedere il più in fretta possibile".

A dicembre dell’anno scorso ha chiesto all’Autorità portuale di ritirare la concessione a Contship nel caso in cui entro gennaio 2020 non fosse ancora stato emesso il bando per l’ampliamento del Garibaldi. Siamo a giugno…

"Io avevo chiesto di rivedere e non di togliere la concessione a LSCT perché se non è più intenzionata ad investire come previsto nella concessione cinquantatreennale e di restituire la Calata Paita alla città, bisogna che si riveda questa concessione che fu data senza gara europea proprio per la specificità dell’investimento. Mi pare un discorso che abbia senso dell’adempimento del concessionario che nell’ultimo bilancio ha riportato 39 milioni di utili in virtù di una concessione pubblica".

Secondo lei è normale che una città, intesa come comunità di interessi, accetti questo silenzio su un tema così cruciale per il proprio futuro? Di cosa è “malata’’ Spezia per non avere il coraggio di alzare la voce?

"Sono stato l’unico a dicembre ad aver difeso una lavoratrice licenziata dal porto in quelle modalità come non era mai accaduto e, lo ricordo, in costanza di 39 milioni di utili. Nonostante questo, sono stato attaccato per lesa maestà. E’ una città che per decenni e decenni si è avviluppata su stessa, con le stesse persone e la stessa classe dirigente. Il rinnovamento in politica è cruciale perché serve proprio a non fossilizzarsi e purtroppo alla Spezia questo cambiamento politico non c’è mai stato per oltre 50 anni. Tre anni fa c’è stato uno shock, è innegabile: ma perché qualcosa cambi, a volte bisogna cambiare non solo chi amministra la città, bisogna cambiare la mentalità di chi ha avuto un ricco passato e guarda al futuro con la testa rivolta all’indietro".

La Marina militare ha annunciato un piano industriale per l’Arsenale con 464 assunzioni in cinque anni. Siamo davanti a una svolta? Non pensa che sia il momento giusto per tornare alla carica cercando di ottenere quanto è possibile in termini di spazi non operativi da restituire alla città?

"Sinceramente non vedo alcuna svolta all’orizzonte: la Difesa deve decidere se investire in maniera seria nella sua base militare più importante e attuare il piano Brin, lasciando quelle aree che non vengono utilizzate alla Città. L’interlocuzione con la Marina Militare è costante, ma ci sono delle rigidità che devono essere superate e più che a livello locale mi pare che la vera partita sia tutta romana che, comunque, continueremo a giocare. In questi tre anni abbiamo migliorato sensibilmente l’accordo per il Montagna che era troppo a sfavore dei cittadini, con condizioni di locazione migliori e che permetteranno di valorizzarlo sempre di più con la possibilità di darlo in gestione e abbiamo concluso l’operazione del Polo Universitario che a settembre finalmente si trasferirà dalle colline in centro, ottenendo anche la conferma della presenza di fisioterapia".

La crisi innescata da Covid ha messo in evidenza tutte le fragilità della sanità spezzina: organici al palo, problemi di gestione sia a livello ospedaliero sia sul territorio, un ospedale a pezzi, un altro promesso da tutti ma rimasto soltanto sulla carta. Poteva andare peggio?

"Tutto ci saremmo aspettati ma non una pandemia mondiale: eppure, nonostante la macchina del fango che l’opposizione ha vergognosamente scatenato durante l’emergenza sulla nostra sanità a dispetto di tutte le alte professionalità e competenze di medici, infermieri, operatori sociosanitari che erano impegnati giorno e notte contro il covid, i numeri hanno dimostrato che la nostra è stata la Provincia migliore ad aver affrontato l’epidemia. E’ stato gestito in modo esemplare il primo focolaio, è stata gestita la fase più acuta dell’emergenza senza che mai si andasse in carenza o in sofferenza di terapie intensive ed è stata attivata la foresteria dell’ ex ospedale Falcomatà in tempo record con la Protezione Civile regionale, che ringrazio, per garantire un decorso sicuro ai positivi dimessi e non allargare il contagio ai nuclei familiari. Un lavoro incredibile che è stato continuamente minato da una macchina del fango permanente che ha avuto l’unico risultato di sfiduciare ancora di più i cittadini e frustrarli in un momento delicatissimo com’era quello del lockdown: se nemmeno durante le emergenze sanitarie mondiali la politica trova un punto di accordo vuol dire che siamo alla schizofrenia e i cittadini questo lo hanno colto perfettamente".

I vertici dell’azienda sanitaria sono stati fortemente criticati. Lei che giudizio si è fatto del loro operato?

"Numeri alla mano, meglio di così non sarebbe mai potuta andare. Ripeto, siamo stati fin dall’inizio la Provincia migliore per numeri di contagio, per terapie intensive utilizzate, per organizzazione complessiva della gestione dei dimessi, per la gestione dello smaltimento dei rifiuti speciali. Con il senno di poi tutti hanno la soluzione in tasca, ma durante l’emergenza dalla dirigenza agli autisti delle ambulanze, i volontari, i medici, gli infermieri tutti sono sempre stati in prima linea, giorno e notte. Nessuno ha abbandonato la nave, ma tutti si sono presi le proprie responsabilità per il bene della salute pubblica".

Possibile che su un tema così delicato maggioranza e opposizione non riescano ad esprimere una posizione comune? Secondo lei gli spezzini riescono a comprendere i motivi per i quali ci si accapiglia pur avendo di mira gli stessi obiettivi?

"No, credo che non li comprendano affatto e che anzi comportamenti del genere da parte di una politica che non riesce a mettere da parte gli interessi personali pur creare polemiche ad orologeria per farsi notare in un momento storico drammatico alimenti sempre più il sentimento dell’antipolitica e della sfiducia delle istituzioni. Un gioco pericoloso che si ritorce contro chi lo fa".

Enel: cambiano gli scenari ma la domanda resta la stessa

"E’ una domanda che dovremmo porre al Governo e ai partiti che lo sostengono perché non è possibile fare gli ambientalisti a Spezia con annesse passerelle e promesse e poi a Roma mandare avanti il turbogas e nel frattempo tenerci il carbone. Se il progetto andrà avanti sarà d’imperio, perché sia il Consiglio Comunale con un ordine del giorno specifico sia l’Amministrazione con la variazione del PUC ha fatto di tutto per sbarrare la strada al turbogas e chiudere per sempre con il carbone. Per i partiti che sostengono il governo sta prevalendo la ragion di Stato all’ascolto di un territorio che ha detto no con atti concreti, amministrativi, al progetto presentato da Enel: ora la partita è di altra natura a Roma, non più politica ma affidata ai tecnici. Dietro i quali non vorrei che chi è all’opposizione cittadina si nascondesse pur di non ammettere che PD, Leu, 5stelle e Italia Viva hanno avallato il progetto".

L’epidemia ha mostrato anche la fragilità di un’economia che ha pesantemente virato verso il turismo. Non pensa che sia necessario ripensare il modello di sviluppo?

"La Spezia è una città che ha in sé molte vocazioni, turistiche, commerciali, nautiche, industriali: non possiamo permetterci di puntare su una di queste ma è fondamentale che si riparta tutti insieme nel modo più ordinato e armonico possibile. Per quanto riguarda il turismo, la Regione ha studiato una strategia di promozione importante per rilanciare il turismo, sia di prossimità, sia internazionale. Da parte nostra, offriremo un’estate intelligente, con eventi eterogenei e importanti nel rispetto delle normative sanitarie e abbiamo stretto un accordo per favorire il turismo di prossimità fra noi e altre città quali Verona, Parma e Trento".

Restando sul tema turismo, all’atto del suo insediamento lei ha detto di voler puntare sulla valorizzazione di una proposta tutta incentrata sulla città e il suo potere di attrattiva. Il crollo degli affittacamere, però, con tutta la devastazione che ha comportato, testimonia che in questi anni Spezia ha continuato ad essere ‘ancilla’ delle Cinque Terre. E’ una valutazione corretta?

"No anzi, tutti i report rilasciati da Regione Liguria in questi tre anni hanno dimostrato l’esatto contrario: alla Spezia sono cresciuti costantemente le presenze e i pernottamenti, unica Provincia e Città in Liguria che ha mantenuto questo trend. La Spezia è sempre più méta e sempre meno hub turistico: questo è dovuto sia alla reputazione cittadina in ascesa grazie alla rivoluzione del decoro urbano, la raccolta dei ciclo rifiuti che ci ha confermato fra la migliore Città italiana e la sicurezza. Tutti indicatori fondamentali per essere scelti per le vacanze: chi trascorrerebbe mai un weekend in una città sporca e insicura? Questa fotografia è stata scattata non dall’Amministrazione, ma dal Sole 24 Ore e da Italia Oggi".

Tra meno di tre mesi si vota per il rinnovo del Consiglio regionale. Parecchi suoi assessori sono in odore di candidatura. Sta già preparando il rimpasto?

"Normalmente non sono una persona che ama cambiare la squadra se non per scelte personali, abbiamo lavorato tantissimo per sistemare i conti, fare i progetti, farli partire, dare risposte alle necessità dei cittadini e ascoltarli. Con le attuali leggi amministrative e finanziarie cinque anni sono il minimo per fare un primo bilancio, e farsi giudicare dagli spezzini, e dimostrare di amare Spezia e gli spezzini oltre ogni cosa".