"In trincea e senza alcun sostegno" Affidate solo 8 delle 12 postazioni

Operativi in provincia 144 medici di famiglia. Ma è sempre più difficile coprire gli incarichi vacanti. Il sindacato: "I giovani laureati non vogliono più fare il mestiere. E la burocrazia ci sta risucchiando"

di Franco Antola

In provincia sono in 144 (ma ne servirebbero una decina in più) e rappresentano la prima linea schierata sul territorio a presidiare la salute degli spezzini. Un avamposto chiamato a fare anche da filtro rispetto agli accessi alle strutture ospedaliere, sempre più in sofferenza, pubbliche o private che siano. Più che in prima linea, in realtà, i medici di medicina generale, i ’dottori di famiglia’, si considerano in trincea, dimenticati, sostengono, dalla rete di aiuti economici e strutturali allestita dal governo, nella fase più acuta dell’emergenza pandemica, per gran parte dei professionisti. Una sorta di discriminazione, per denunciare la quale hanno deciso di far sentire la propria voce con una iniziativa di protesta dalla forte valenza simbolica.

E’ davvero così grave anche alla Spezia la situazione dei medici di famiglia? "Diciamo che non siamo al quadro drammatico che si riscontra in certe aree del Paese – osserva Maria Pia Ferrara, segretaria provinciale Fimmg, il sindacato dei medici di medicina generale – ma la situazione, senza misure efficaci per gli operatori, rischia di diventare molto difficile. Nel breve periodo si annunciano molti pensionamenti e, soprattutto, si riscontrano scarse misure di sostegno di natura economica e strutturale riservate invece ad altre categorie". Ma come viene garantita la copertura del territorio con il presidio sanitario del medico di famiglia? La risposta arriva dall’Asl 5 con appositi bandi, generalmente pubblicati a inizio anno. Per il 2022 le richieste sono state per 12 zone, da affidare ad altrettanti medici, finora ne sono state però affidate solo otto, restano scoperti due incarichi a Sarzana, uno a Luni (dove però si è proceduto con un affidamento provvisorio di un anno) ed uno, che per Asl riguarda Spezia, mentre il sindacato parla specificamente della zona di Lerici. Sia come sia, un puzzle ancora da completare, obiettivo difficile da raggiungere anche per la scarsa propensione dei giovani laureati a fare questo ’mestiere’. "In effetti la professione del medico di medicina generale è sempre meno appetibile – conferma Ferrara – e garantire la copertura dei posti vacanti è difficile anche facendo ricorso ai professionisti ancora impegnati nel corso triennale di formazione, anche perché sono evidenti le disparità economiche rispetto ad altri specializzandi che possono contare su borse molto più sostanziose. A questo va aggiunto un carico di lavoro sempre più sproporzionato in termini di impegno personale e competenze burocratiche extra professionali". "La realtà – è la denuncia impietosa della segretaria Fimmg - è che la burocrazia sta distruggendo la nostra professione sottraendo tempo prezioso all’attività clinica, a fronte di una popolazione anziana che aumenta di anno in anno e necessita di cure e attenzione. Si parla di progetti di cronicità, di piani individuali su pazienti cronici: ben venga tutto ciò, ma non deve essere sottratto al medico di medicina generale tempo per competenze che esulano dalla sua professionalità, cominciamo con l’abolire i mille moduli inutili e a far funzionare meglio il sistema informatico".

Una diagnosi sostanzialmente condivisa anche dal presidente provinciale dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri Salvatore Barbagallo che però esclude, da noi, situazioni drammatiche proprie di altre realtà. "Intendiamoci i problemi ci sono eccome - afferma - a cominciare dal collo di bottiglia che ostacola l’accesso a questa professione, una situazione peraltro comune anche ad altre specialità. Per far fronte ai problemi servono, questo è certo, un impegno particolare da parte dei medici e anche la comprensione dei pazienti. Detto questo, sono convinto però che nel nostro sistema sanitario provinciale i problemi, gravi e drammatici, sono altri, e mi viene in mente la perdita delle nostre eccellenze professionali, come quella del chirurgo Berti che credo si potesse evitare. Ma questa è tutta un’altra storia".