Il mondo del lavoro viaggia a mille "E l’istruzione deve stare al passo"

Il presidente di Confindustria e la responsabile del Cisita spiegano perché è difficile trovare operai specializzati

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"Se non studi, ti mando a lavorare". La vecchia frase con cui i genitori minacciavano i figli che riportavano a casa pagelle non proprio brillanti non ha più alcuna validità ed anzi è profondamente sbagliata. Errata perché contiene in sé un pericoloso pregiudizio verso i mestieri tecnici, professioni nobilissime e spesso ben retribuite, e non più valida perché non esistono posti di lavoro per ragazzi non qualificati. Occorre studiare, e continuare a farlo, perché il contesto che ci circonda cambia molto velocemente e una formazione specializzata è fondamentale sia in fase di accesso al lavoro sia durante tutta la carriera. Per stimolare innovazione e occupazione di qualità la dialettica tra scuola e imprese diventa quindi cruciale, a patto però che non si trasformi in un dialogo tra sordi, in percorsi in cui si avanza in direzioni divergenti gli uni dagli altri. "Il mondo delle aziende – sottolinea la Presidente del Cisita Giorgia Bucchioni – viaggia a una velocità doppia rispetto a quello della didattica." Ovvero chi fa impresa recepisce immediatamente le trasformazioni imposte dal mercato, mentre i programmi scolastici impiegano invece molto più tempo, con il rischio concreto di diventare sorpassati già prima di arrivare in aula. "Noi al Cisita cerchiamo il più possibile di costruire un’offerta formativa che sia al passo con i tempi, cucita sartorialmente sulle esigenze delle aziende. I numeri ci danno ragione, i nostri corsi IeFP consentano ai ragazzi di apprendere una mansione e poi di mettersi alla prova con il tirocinio, lo strumento principe per il successo dei loro percorsi perché consente alle imprese di plasmare le nuove leve e agli studenti di sperimentare concretamente quanto appreso in classe. La gran parte di loro viene puntualmente assunta, spesso a tempo indeterminato." Una facilità dovuta al fatto che l’offerta lavorativa, almeno in alcuni settori, in particolare il comparto della navalmeccanica e della nautica da diporto, nella nostra provincia supera la domanda. Ci sono più posti rispetto alle candidature. "Le principali cause di questa significativa mancanza di corrispondenza – spiega Mario Gerini (Presidente Confindustria La Spezia) – vanno individuate nelle elevate percentuali di giovani inattivi, nel calo demografico, e nell’idea che il lavoro intellettuale sia sempre da preferire a quello manuale. Stiamo sviluppando una serie di progetti per cercare di invertire questa tendenza." Se in materia di orientamento delle scelte si può senz’altro incidere, la scarsa presenza di popolazione al di sotto dei trent’anni sul territorio sembrerebbe essere un problema di non facile soluzione. "In un momento di crisi – dichiara Giorgia Bucchioni – la possibilità di attingere ad altre popolazioni è una chance importante. Le migrazioni sono un tema del nostro presente da cui tutti possono cogliere delle opportunità. Per chi arriva, la possibilità di trovare dignità e integrazione attraverso il lavoro, per le aziende, l’occasione di reperire manodopera e un’internazionalizzazione che per certi aspetti può essere un plus."

Perché ad essere globale è il mercato, cantieri come San Lorenzo, Baglietto o Ferretti competono con realtà industriali provenienti da tutto il mondo. Partendo da questo dato si capisce quanto sia fondamentale la crescita della formazione tecnica e professionale qualificata. La transizione ecologica e digitale impone, per essere all’altezza delle nuove sfide, di esercitare un ruolo di avanguardia. Aggiornare le competenze e sostenere nuovi profili lavorativi è la chiave per progettare dei modelli produttivi vincenti capaci dare un futuro anche a tanti giovani spezzini.

Vimal Carlo Gabbiani