Hotel San Pietro, i lavori vanno per le lunghe "Fate presto per il borgo e il turismo di élite"

La proprietà, dopo gli annunci promettenti, non si pronuncia. Ma la prospettiva è quella dell’apertura nella primavera del 2024

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La moltitudine che ha assediato le ’bocche’ di Porto Venere per la piscina naturale, dopo due anni di stop forzato causa Covid-19, ha visto la solita scena: gru svettante al cielo e ’vestito’ tagliato su misura. Così il cantiere della Locanda San Pietro. "Possibile che i lavori siano ancora in corso?" domanda ricorrente tra bracciate in mare, salti a terra e musica a bomba. Domande con ancoraggio: nel dicembre del 2017, all’atto del primo sopralluogo di Michele Denegri dopo aver staccato l’assegno da 6 milioni di euro per rilevare l’immobile all’asta in Tribunale dopo 27 anni di abbandono, gli annunci ai media indicavano nella primavera del 2020 l’apertura della struttura turistica tarata sui vacanzieri d’élite. E ora? La proprietà, incalzata, non si pronuncia. I suoi rappresentanti, danno appuntamento in sito a settembre per un tour interno all’edificio off limits. Nel cartello di cantiere non c’è traccia di data di fine lavori. Fervono però all’interno della porzione che si affaccia su via Doria, nell’attesa di mettere mano ai corpi di fabbrica sul retro. Anche l’amministrazione civica non si lancia in deadline. Ma le voci che si rincorrono nel borgo portano alla primavera del 2024 l’apertura dell’Hotel a Cinque, Terre: trenta camere con piscina (sul tetto) e vista sull’isola Palmaria, il promontorio di San Pietro e, due volte all’anno, sulla piscina naturale.

"In poco meno di due anni il borgo tornerà a godere del complesso ricettivo, consolidando il richiamo verso il turismo di élite" dice Giovanni Dotti, detto il ’sindaco’ della calata, ben introdotto ai piani alti di palazzo civico. Le ragioni degli annunci-flop? "Uno è stato sotto gli occhi di tutti: l’emergenza Covid. L’altro è costituto dagli scavi archeologici voluti dalla Soprintendenza". Impossibile documentare, con rilievi a vista, le "emersioni". Vire l’altolà. Di certo sono affiorate mura medioevali meritevoli di vincolo e potenziali valori aggiunti di un’architettura che mira alle suggestioni.

Attese? "Già si colgono da due segnali: la nascita di un negozio di ottica d’alto livello, l’acquisizione di una boutique storica del borgo da parte di un marchio prestigioso" riferisce Dotti, plaudendo alla decisione, nel 2016, dell’amministrazione Cozzani. di pignorare l’hotel per il mancato pagamento del suolo pubblico occupato dai ponteggi da parte della società proprietaria poi fallita. E da lì che è partito il nuovo corso, fra aspettative di rinascita e ansie da alienazione di beni comunali con perdita di ambiti e valori identitari. Quelle che, nel dicembre 2020, dopo i rilievi della Soprintendenza sulla mancata attivazione della verifica di interesse culturale, avevano stoppato la vendita del selciato di via Colonna, complice la rinuncia di Denegri a non coltivare la manifestazione di interesse che aveva fatto da apripista alla procedura mirata. Questione di premure: "Preferisce mantenere buoni rapporti con la popolazione" riferiva all’epoca il vicesindaco Dipelino.

Che la memoria sia considerata da Denegri un valore da coltivare lo dimostrano anche le richieste sui cartelli attorno al cantiere: "C’è qualcosa di questo luogo, una foto o un aneddoto, che desideri conservare senza che vada perduto? Affidalo a noi, ti promettiamo di farne buon uso". Non è nota la risposta. Non è chiaro l’uso. Sono allineate le aspettative dal fronte dei residenti.

"La locanda deve tornare i fasti di un tempo; dobbiamo a lavorare con turisti facoltosi" dice Diego Barbieri, conduttore e noleggiatore di barche. "L’auspicio è che anche con la bassa stagione, grazie alla locanda, il paese mantenga vitalità" dice Marco Baldi. Il collega Franco Vigna, svela: "Tanti nostri utenti ci chiedono quanto sarà riaperta ma non sappiamo dire...". "Ad aprile 2024 sulla scia della Pasqua di resurrezione" sostiene Sara Mancini che col marito Rommel Garcia gestisce il distributore Agip, fresco del nuovo pontile per i rifornimenti alle barche.

Corrado Ricci