Il dramma delle famiglie miste russo-ucraine. "Stavamo bene, noi volevamo solo la pace"

Con un passato da ex dipendente nella Marina militare oggi, Viktoria Petrova, da sette anni in Italia, lavora alla Spezia come estetista

Viktoria Petrova durante la fiaccolata da piazza Saint Bon a piazza Europa

Viktoria Petrova durante la fiaccolata da piazza Saint Bon a piazza Europa

La Spezia, 4 marzo 2022 - Essere in Italia sani e salvi, ma avere amici e famiglia sotto ai bombardamenti. A creare il senso di maggiore apprensione è l’impossibilità di intervenire. Sentono di avere le mani legate, ricevono continuamente notizie drammatiche e sono in contatto tutto il giorno con i propri cari a diverse migliaia di chilometri di distanza, senza poter fare nulla per aiutarli. Una sensazione di impotenza. È questo che prova Viktoria Petrova, che vive in Italia da sette anni, ma ha lasciato al confine con la Russia una parte del suo cuore. "Sono nata in Ucraina, ma la mia famiglia è tutta russa. Sono una ex militare, lavoravo in una base di terra della Marina Militare ma sette anni fa sono venuta in Italia, alla Spezia dove faccio l’estetista. In Ucraina ho lasciato gran parte della mia famiglia che vive nella zona vicino al confine con la Russia. La mia città, Mykola, è considerata strategica e i miei colleghi di quando ero militare mi aggiornano sulla situazione. Purtroppo le persone che abitano lontano dai confini con la Polonia o la Moldavia non riescono a fuggire perché mettersi in viaggio è un grande rischio".

Nel raccontare Viktoria è un fiume in piena – "Non so davvero come aiutare, non hanno bisogno nemmeno di soldi finché stanno là, vivono sotto terra tutto il giorno. Per fortuna c’è tanta solidarietà e chi ha latte o orti che producono verdure regala da mangiare agli abitanti della città. Prego e spero che tra una settimana sia tutto finito, ma arrivano i carri armati e continuano le esplosioni, le persone stanno resistendo, aiutano i militari e producono bombe molotov in casa. Da quando Zelensky è diventato Presidente si stava meglio, noi volevamo solo la pace e vivere bene..".

Poi un pensiero alla famiglia – "Dall’altro lato del confine ho i miei cugini, mia nonna era russa e aveva dodici sorelle, ci sono zone dove le famiglie sono miste, sia russe che ucraine. Non ce l’abbiamo con i russi, è una guerra che i popoli non volevano. L’ultima volta che sono stata in Ucraina sono andata a Kiev con mio marito, come turisti. Abbiamo le foto del viaggio e ogni giorno penso che tutto ciò che abbiamo visto potrebbe essere raso al suolo da un momento all’altro." Viktoria Petrova racconta un problema che va oltre la rotta Italia-Ucraina, in un’era in cui le distanze sembrano diventate più brevi e in poche ore si può raggiungere l’altro lato del globo sono tante le persone che per lavoro girano il mondo. Purtroppo l’isolamento della Russia e l’attacco all’Ucraina ha avuto un impatto anche su chi non era in nessuno dei due Paesi. "Conosco un ragazzo ucraino che lavora sulle navi e passa gran parte della sua vita in navigazione, come spesso accade è pagato in dollari una volta ogni sette mesi. Lui ha il conto in una banca russa con sede in Ucraina, ma le banche nel Paese sono chiuse a causa dei bombardamenti e sulle banche russe sono applicate molte restrizioni. Il fatto che quest’uomo riceva lo stipendio in dollari complica ancora di più le cose, e noi non troviamo un modo per aiutarlo da qui. In un momento così tragico rimanere anche senza stipendio complica le sue condizioni e quelle della sua famiglia che conta sul suo stipendio per andare avanti."

La Storia si sta scrivendo in questi giorni, dall’impossibilità di andare al supermercato al non poter ritirare il proprio stipendio: l’attacco all’Ucraina ha fatto crollare ogni certezza sul futuro.