"Dal palcoscenico alla raccolta delle mele"

Il racconto di Cavallini, tecnico del suono con esperienza ultradecennale: "Sono andato avanti soprattutto grazie al welfare familiare"

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Da Vinicio Capossela alle mele della Lunigiana, sua terra d’adozione. Non si è perso d’animo nel lungo purgatorio in cui il Covid ha gettato i lavoratori della cultura e dello spettacolo e ha trovato il modo per restare a galla Gian Luca Cavallini, tecnico originario della Spezia che per decenni ha girato l’Italia al seguito di alcuni dei più grossi nomi della musica italiana. Dalla frenesia dei tour al bilancio da far quadrare: una storia comune a quella di tanti colleghi, in cui si è districato grazie agli aiuti, al welfare familiare e alla voglia di rimettersi in gioco sfruttando i propri talenti. Nella sua lunga storia professionale, quattro anni con Vinicio Capossela e un lungo rapporto con Elio e le Storie Tese che si è concluso con lo scioglimento dello storico gruppo. E non sono mancate le collaborazioni come quelle con il festival ‘Fino al cuore della rivolta’ a cui lo lega – precisa – un rapporto di amicizia; lo scorso 25 Aprile ha preso parte a un live streaming sul social Facebook, versione virtuale dell’evento targata 2021, in cui ha raccontato la sua esperienza e rivendicato le istanze dei lavoratori dello spettacolo. "La maggior parte dei tecnici e degli artisti non ha rapporti di assunzione, se non con cooperative; si tratta di un tipo di lavoro con pochissima continuità anche se io negli ultimi 25 anni ne ho avuta. All’inizio della pandemia abbiamo avuto tutti problemi, poi si è proceduto alla richiesta in quanto intermittenti e allora quasi tutti abbiamo ottenuto i ristori; personalmente ho percepito circa 5mila euro. Siamo andati avanti così, c’è chi ha prosciugato le proprie risorse, chi si è ingegnato. Ho amici e colleghi che si sono messi a fare i fattorini per Decathlon, per esempio".

E lui? Non è certo stato da meno, anzi: Cavallini ha fatto un bilancio delle proprie competenze e delle possibili occasioni per ripartire. "Ho ricevuto anche dei no: ad esempio, ho pensato che uno come me, abituato a guidare 80mila chilometri l’anno con ogni mezzo, potesse esser perfetto per le consegne. Eppure, mi hanno chiuso le porte in faccia, sia perché ho passato i 50 sia perché non possiedo un furgoncino". È andata meglio con la raccolta delle mele. "Un lavoro che ho visto portar avanti con passione, a cui sono arrivato tramite un altro amico dello spettacolo che ha messo a frutto i suoi talenti: fa il rigger, cioè si arrampica nelle parti alte delle strutture. Un compito per cui si fanno corsi specifici e severi e per cui non serve solo l’abilitazione al lavoro in quota, ma anche la capacità di mettere in pratica le indicazioni degli ingegneri. E poi, conosco le lingue e mi sono dedicato anche alle traduzioni. Oltre a questo, ha contato tanto l’aiuto di mia suocera e i soldi percepiti da uno dei miei figli, che collabora con la Pa di Aulla: tutto dentro il bilancio familiare".

Chiara Tenca