Crisi covid alle Cinque Terre, nel 2020 vendute solo 300mila card ai turisti, calo del 70%

Scarpellini: "Due mesi di stagione e poi il nulla". A rischio i finanziamenti per la manutenzione dei sentieri e l’area marina protetta

Ciclisti con la mascherina alle Cinque Terre

Ciclisti con la mascherina alle Cinque Terre

La Spezia, 27 novembre 2020 - Il vuoto. O, se vogliamo, la vertigine della solitudine e la sensazione privilegiata e un po’ inebriante di spaziare con lo sguardo verso il mare appena increspato dal vento senza il chiassoso sciamare dei turisti e l’appiccicaticcio sentore dei cartocci di fritto da asporto. Panorama impagabile, certo, per chi di questi tempi riesca ad arrivare alle 5 Terre in cerca di gratificanti spiritualità, ma anche il senso un po’ angosciante di un’economia che si è fermata. Annichilita dall’emergenza Covid, che ha messo a repentaglio la sopravvivenza di un intero sistema economico.

«Dal mio ufficio di Manarola vedo la stazione ferroviaria deserta – riflette il direttore del Parco Patrizio Scarpellini – e quello spettacolo mi dà la misura del dramma che stiamo vivendo". Già, perché vedere i borghi spopolati, i crinali e i sentieri quasi sempre deserti dà la visione plastica di una crisi di cui ancora non si intravvedono spiragli concreti di ripresa. Sono i numeri a raccontare la dimensione di questo dramma: nel 2020 gli arrivi sono calati del 70% rispetto al 2019, il territorio dal punto di vista ambientale ne ha forse tratto un qualche vantaggio. Non si discuteva forse, fino all’anno scorso, di come alleggerire la pressione turistica che rischiava di causare gravi danni a un ecosistema fragile come pochi altri? Numero chiuso, ingressi contingentati, visite rigorosamente pianificate fin dall’inizio della filiera, sentieri off limits.

Un dibattito che, avvitandosi su se stesso, sembrava non finire mai. E invece, all’improvviso, è finito. Quei temi sono lontani anni luce. La realtà di oggi è un’economia che langue e rischia di spegnersi. Aspetti ambientali a parte, ora sono i numeri a evocare foschi scenari. La vendita delle card, con i loro pacchetti inclusivi per l’accesso ai servizi del parco, è letteralmente crollata. Nel 2019 ne furono distribuite – al prezzo medio 16,50 euro – un milione e centomila, nel 2020 il numero è precipitato a 300mila. Facile immagine cosa significhi questo per un ente i cui introiti venivano soprattutto da lì.

"La stagione quest’anno, senza i flussi stranieri – spiega Scarpellini – è durata praticamente due mesi, ed è venuta a mancare una cospicua fo nte di finanziamento, comprese le risorse necessarie per la manutenzione dei sentieri. Per fortuna siamo riusciti ad intervenire grazie agli accantonamenti dell’anno scorso. Per il prossimo stiamo cercando di capire come muoverci, lavorando al nuovo bilancio che dovrà essere chiuso a dicembre". Un’importante voce di finanziamento era quella legata agli ingressi via mare – l’anno scorso erano stati 550mila –: un euro riscosso per ogni passeggero trasportato dal Consorzio marittimo turistico 5 terre.

"Che – chiarisce Scarpellini – non è una tassa di sbarco, ma un corrispettivo destinato a finanziare gli interventi nell’Area marina. Con quelle risorse si contribuisce per esempio, insieme ai Comuni, alla sistemazione delle marine, all’efficientamento e al rinnovo dei motori delle imbarcazioni, all’acquisto delle dotazioni di bordo. O, ancora, all’implementazione dei percorsi natatori, per non parlare dei monitoraggi per capire lo stato di salute dell’area marina".

Qualcuno ha ipotizzato che il Parco potesse rinunciare alla riscossione di quell’‘obolo’ dal Consorzio, ma a quanto pare è una strada impercorribile perché, a parte la riduzione delle entrate, preziosissime di questi tempi per l’ente, esporrebbe il Parco stesso a un’inadempienza sotto il profilo del danno erariale. Una deroga rispetto a quell’obbligo di esazione, pare di capire, potrebbe essere introdotta solo con una normativa di carattere generale, valida per tutti i Parchi. Ma non risulta che la questione sia all’ordine del giorno. Ma a parte le casse del Parco, l’emergenza sta pesando oltre misura su tutte le aziende dell’indotto, a cominciare dalle strutture ricettive, bar e ristoranti e al resto delle attività più o meno direttamente connesse al turismo nautico ed ambientale. Ci sono risorse in arrivo su cui le attività economiche possano contare, a parte i ristori già stabiliti? "Le aziende Zea, cioè quelle attive in Zona ecologica ambientale – ricorda Scarpellini – potranno chiedere contributi ad hoc, il provvedimento legislativo c’è, ma deve arrivare il relativo decreto attuativo". C’è da aspettare ancora, insomma. E nel frattempo il Covid continua a a non dare tregua.