"Corini non era consapevole della sedazione"

Il pm Monteverde nell’udienza di ieri, con testimone il medico Maurizi, ha evidenziato l’assenza del consenso da parte dell’avvocato.

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di Massimo Benedetti

L’avvocato Marco Corini aveva dato o no il consenso alla sedazione profonda a cui è stato sottoposto il 25 settembre 2015, giorno della sua morte? E’ stato questo il tema principale dell’udienza di ieri nel processo in Corte di assise con testimone il dottor Pierdomenico Maurizi, primario di Medicina del dolore e cure palliative della Asl di Arezzo e consulente della difesa. Per cinque ore il medico è stato ascoltato prima dall’avvocato Anna Francini, difensore di fiducia di Marzia Corini, poi dal pubblico ministero Luca Monteverde, con interventi anche del presidente della Corte Gianfranco Petralia e del giudice a latere Fabrizio Garofalo.

Nella cartella clinica del palliativista Mario Bregnocchi, che aveva in cura Marco Corini, non c’è traccia esplicita del consenso. L’avvocato Francini ha chiesto al dottor Maurizi di spiegare cosa sono le ’conversazioni di fine vita’. "Servono per capire il grado di consapevolezza del paziente e per verificare se vuole essere informato fino in fondo. Si parla anche di sedazione, in termini molto schietti facciamo le domande per capire se il paziente è pronto al suo morire. Bisogna essere sicuri che il paziente sia d’accordo nell’essere sedato". E nel caso dell’avvocato Corini? " E’ consequenziale che ci fosse stato accordo tra lui e il dottor Bregnocchi", la risposta di Maurizi. "Il consenso non è necessariamente scritto, lo dice la legge sul testamento biologico. Ma quel consenso deve essere rintracciabile da qualche parte, per esempio sulla cartella clinica". Dove però non risulta. Secondo il palliativista aretino, il paziente era a conoscenza che l’unico modo per non soffrire era essere sedato. E ha citato un messaggio di Isabò Barrack, la fidanzata di Marco Corini, inviato a Marzia nel quale scrive: "Lui vuole non sentire dolore e l’unico modo è dormire". E l’avvocato Francini ha incalzato: "Quindi la Barrack era a conoscenza della sedazione".

"Il medico che pratica una sedazione deve aprire una cartella clinica?" è stata la prima domanda del pubblico ministero Monteverde al dotto Maurizi. "Sì", la risposta. "E cosa deve annotare?". "Per prima cosa se c’è stato il consenso, poi si scrivono l’ora, la dose di attacco e quella di mantenimento". Ancora il pm: "Come ha saputo che Marco Corini aveva dato il consenso alla sedazione?". "Una traccia c’è nella chat tra le due sorelle Barrack". Monteverde a questo punto ha letto la conversazione. "Marco è ancora sveglio?", chiede la sorella ad Isabò". "Si, ma è inconsapevole di tutto", risponde la fidanzata di Corini. Maurizi ha replicato che l’informazione "è inconsapevole di tutto" potrebbe anche non riferirsi allo stato di salute. Ma il pm ha sostenuto che l’avvocato era inconsapevole della sedazione profonda e ha aggiunto:

"Il principio del consenso è basilare in un trattamento terapeutico, possibile che non ci sia da nessuna parte?". "Io avrei proceduto comunque con la sedazione – ha risposto Maurizi – ma l’avrei scritto sulla cartella clinica". Monteverde: "La dottoressa Corini ha proceduto alla sedazione senza il palliativista. Il dottor Moroni disse che non aveva avuto notizia quella mattina che si procedeva a una sedazione profonda, così come la dottoressa Gioia, l’unica che lo aveva saputo è la dottoressa Cupini". Maurizi: "Io comunque non avrei avvisato nessuno se c’era la necessità". Monteverde: "In assenza di Bregnocchi le decisioni le ha prese la sorella anestesista". Maurizi: "Marzia è stata abbandonata dal palliativista, si è preoccupata delle condizioni del fratello e ha agito personalmente". Bregnocchi quel 25 settembre, raggiunse l’abitazione dell’avvocato ad Ameglia quando la sedazione era già cominciata, attorno alle 17.

Il pm ha poi messo in discussione l’affermazione di Maurizi che quella mattina l’avvocato avesse difficoltà respiratorie. Era anche andato in bagno con le proprie gambe, sia pur aiutato ad alzarsi dal letto e accompagnato. "Come fa a dire che stesse soffocando? L’emogas non lo conosceva nessuno. Si è basato sulle dichiarazioni della dottoressa Corini". E ancora: "Come faceva a sapere le quantità di Midazolam utilizzate?" "Non me lo ricordo, non sono abituato a questi ritmi", ha risposto Maurizi dopo oltre quattro ore e mezza di domande. Se non altro, ieri in aula c’era l’aria condizionata dopo la sanificazione dell’impianto. Altrimenti l’udienza sarebbe stata impossibile.