
Lavori necessari, tardivi e, in questo momento, inopportuni là dove l’effetto indotto sarebbe quello di fare sparire elementi probatori alla vigilia di un accertamento giudiziario. Di qui la richiesta di sospensione degli stessi e del sequestro dell’immobile teatro degli interventi. Questi gli ultimi sviluppi della querelle legale che investe la centrale Telecom di Corso Nazionale alla Spezia. I lavori in corso sono quelli per la bonifica del pavimento di ’vinil-amianto’ steso, negli anni Settanta, nei tre piani del complesso immobiliare che costituisce il primario crocevia delle linee telefoniche, e degli apparati annessi, della provincia. Si tratta di tremila metri quadrati di superficie prossimi ad una perizia tecnica, nelle forme dell’incidente probatorio, nell’ambito dell’inchiesta rilanciata dl gip Fabrizio Garofalo dopo l’accoglimento dell’opposizione alla richiesta di archiviazione proposta dal pm Rossella Soffio. Undici gli indagati, tutti dirigenti Telecom. A sollecitare nuove indagini – tese a verificare nessi causali tra esposizioni all’amianto e l’ispessimento pleurico lamenta da tre lavoratori – era stato l’avvocato Andrea Buondonno, che assiste gli operatori. Il legale, ieri, ha chiesto alla Procura il sequestro dell’immobile per preservare lo stato dei luoghi stante l’effetto indotto dei lavori, parallelo a quello virtuoso, di rimuovere elementi di prova.
Quelli propedeutici -il trasloco dei mobili per poter asportare il pavimento - sono iniziati e sono subito incappati in un braccio di ferro azienda-lavoratori: inizialmente stoppati dall’Asl per effetto della segnalazione dei secondi, sono poi stati autorizzati con prescrizioni.Il timore del personale è che le operazioni di trasloco, con lo strusciamento dei mobili sul pavimento, possa dar luogo alla dispersione di materiale pericolose. "Le fibre di amianto - dice l’avvocato Buondonno - potrebbero vagare all’interno della centrale anche all’estero, in un’area densamente popolata, teatro di una scuola e di un supermercato".
Corrado Ricci