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Tennis e Padel, Carlini duro contro le norme: "Protocolli troppo stringenti"

Il presidente del circolo Village di Grosseto preoccupato per le troppe restrizioni

Fabrizio Carlini

Grosseto, 18 maggio 2020 - Protocolli troppo stringenti che rischiano di far disinnamorare la gente dallo sport. E’ questa la preoccupazione di Fabrizio Carlini, proprietario del The Village Padel e Tennis, il recente circolo tennis di Grosseto alla luce della troppo burocrazia prevista per la riapertura degli impianti sportivi. Il Village, come gli altri circoli tennis, dovrà ancora stare chiuso a causa del Covid 19, ma a preoccupare è più che altro il futuro. “In tre anni ho costruito una cittadella sportiva – spiega Carlini -. Non sono preoccupato della chiusura, perché stare fermi due mesi non ha influito poi così negativamente. Ma sono preoccupato dalla risposta a questa situazione: così si mette in discussione il modello di business nel futuro. I protocolli per le riaperture rischiano di allontanare le persone dallo sport”. Il Village, in via Lazzeretti, ha 8 campi da tennis e 6 da padel. E punta ad espandersi ancora. “La Regione è stata chiara – dice -, non possiamo ancora aprire. Però finora ci sono state troppe cose non chiare. I divieti devono essere precisi, ci sono state indicazioni fuorvianti. I chiarimenti per riaprire sono arrivati troppo tardi. Finora abbiamo perso solo tempo”. Il Covid 19 ha tenuto chiusa la struttura, che freme per poter riaprire. “Non abbiamo grossi costi di gestione – dice Carlini -, il circolo va con un filo di gas. Se tengo tutto spento non spendo. Però ho dipendenti e nel circolo lavorano anche dieci persone tra maestri e preparatori atletici che sono fermi da mesi. Queste persone finora hanno subito un pregiudizio economico e ancora non sappiamo come e se possiamo ripartire”. Ad oggi per i circoli tennis non c’è chiarezza sulle condizioni di ripresa, nonostante sia uno sport che, giocato al singolare, permette il distanziamento sociale. “Le bozze dei protocolli che ci arrivano – prosegue – sono studiati per prevenire ogni rischio epidemiologico. Ma se fossero davvero così la gente non verrebbe più a giocare. Prima del Coronavirus avevamo un giro di persone stimato in 200 utenti al giorno. A questo punto serve un equilibrio tra l’abbattimento del rischio e il servizio da erogare”.