"Sciopero dei benzinai Dobbiamo essere compatti"

Per la protesta, che dovrebbe avvenire dalle 19 di martedì alle 19 di giovedì le associazioni di categoria si rivolgono anche alla grande distribuzione

Benzinai verso 2 giorni di sciopero

Benzinai verso 2 giorni di sciopero

"La fake-news sui ‘benzinai-speculatori’, dalla quale si è originato lo sciopero degli impianti in programma per la prossima settimana (48 ore, dalle 19 di martedì 24 alle 19 di giovedì 26) ha scoperchiato il Vaso di Pandora di una filiera – quella, appunto della distribuzione dei carburanti – molto articolata e dunque complessa in cui i gestori delle pompe sono l’anello più debole". Esordisce così Andrea Fabbri della segreteria territoriale Figisc-Confcommercio Grosseto. "La totale liberalizzazione del settore – prosegue Fabbri – inoltre, ha lasciato campo aperto a qualsiasi tipo di scenario, incluso quello che vede proprietari di impianti ‘indipendenti’ lamentarsi del ritorno delle accise e dell’inutilità del cartello con il prezzo medio nazionale (due delle motivazioni dello sciopero) salvo poi annunciare che loro resteranno comunque aperti. Comunque speriamo che il Governo si ravveda, foss’anche all’ultimo secondo utile".

Del resto Figisc-Confcommercio anche in questo fine settimana sta lavorando in questo senso. "Gli scopi principali della vertenza in atto sono quello di ripristinare la dignità e l’integrità dei benzinai italiani lesa da una campagna diffamatoria senza precedenti innescata dal Governo, e parallelamente mettere mano al riordino di un settore che non può più essere lasciato unicamente in balia degli interessi delle multinazionali del petrolio. Per queste ragioni la riuscita dello sciopero del 25 e 26 gennaio, qualora dovesse essere ulteriormente confermato, è fondamentale". A questo proposito la segreteria territoriale Figisc-Confcommercio di Grosseto rivolge un appello a tutti i gestori di impianti di distribuzione di carburante anche se non associati ad alcuna delle sigle sindacali che hanno indetto l’agitazione (Figisc-Confcommercio, Faib-Confesercenti, Figesca) perché aderiscano in massa all’iniziativa. "Rivolgiamo questo appello – dice Andrea Fabbri, segretario di Figisc-Confcommercio Grosseto – anche alla Grande distribuzione organizzata (Gdo) alla quale chiediamo di non ignorare lo sciopero, o quantomeno di non farlo completamente. Perché questo è uno sciopero di verità, equità e giustizia. E’ anche uno sciopero di dignità: dietro ai gestori dei distributori di carburante ci sono decine di famiglie, persone che vanno a fare la spesa nei supermercati con i soldi onestamente guadagnati lavorando alle pompe di benzina. Boicottare o ignorare del tutto lo sciopero significa abbandonare queste persone. Alla Gdo che proprio non volesse condividere le ragioni dello sciopero chiediamo almeno di chiudere l’80% delle pompe self. Di lasciarne aperte pochissime, per dare sostegno all’agitazione sindacale, che è di tutti – senza contraddire la propria linea di condotta".

Da tener presente che in provincia di Grosseto le stazioni di distribuzione della benzina sono circa 120, di cui il 15% aderisce a Figisc-Confcommercio, e il 30% a Faib Confesercenti, il cui segretario è Marco Di Giacopo. "Questo sciopero – dice Di Giacopo – è anche uno sciopero per la dignità dei nostri consociati. Quello dell’esposizione del prezzo medio è non soltanto un ulteriore onere per i benzinai, ma è anche l’ennesima mancanza di sensibilità nei confronti della categoria. Categoria che non ha nulla da nascondere visto che il margine fisso lordo va dai 3 ai 4 centesimi a litro. Inoltre i gestori ogni settimana caricano il loro prezzo medio sul portale del ministero, che è consultabile da qualsiasi cittadino".

Un atto, quello di esporre il prezzo medio, che se non svolto dai benzinai comporterebbe anche delle sanzioni. "Esattamente – prosegue Di Giacopo – per questo motivo ho parlato di scarsa sensibilità da parte del Governo. Ma vorrei dare un ultimo dato. Su 20 euro di benzina, 11,72 euro (pari al 59%) vanno allo Stato, 7,90 euro (pari al 39%) alle compagnie petrolifere e 38 centesimi lordi (pari al 2%) ai gestori. A fronte di ciò, ovvero di ricavi risicati – chiude Di Giacopo – le stazioni di servizio continuano ad essere un presidio territoriale, che offrono non solo un servizio, un’attività di assistenza, ma anche una forma di sicurezza per gli automobilisti".

Alberto Celata