
"Di cosa ha bisogno Venator per ripartire?". Se lo chiede il segretario della Filctem Cgil di Grosseto, Fabrizio Dazzi "perché oramai i comportamenti dell’azienda non rispondono più ad alcuna logica, se non a quella di un progressivo disimpegno. Nel frattempo, per la prima volta da decenni, dal camino dell’impianto del Casone non esce più il tradizionale filo di fumo bianco perché il ciclo di produzione del biossido di titanio è stato sospeso". Poi aggiunge: "D’altra parte, il vicepresidente operativo Erik Werner, che mercoledì e giovedì era a Scarlino e ha incontrato la Rsu aziendale, nonostante fosse stato convocato al tavolo regionale che si occupa della crisi industriale di Venator, non ha partecipato – dice – Un atteggiamento che non abbiamo alcuna difficoltà a sottolineare non ci è affatto piaciuto, perché non contribuisce a fare chiarezza sulle intenzioni dell’azienda, ma alimenta i dubbi sulla sua reale volontà di dare continuità alla propria presenza nell’area delle Colline metallifere. Da questo punto di vista, sembra quasi che Venator, nonostante le dichiarazioni ufficiali, sia indifferente ai tempi dell’autorizzazione regionale a realizzare la discarica temporanea nei terreni della "ex area fanghi Solmine" oggi di proprietà del Comune di Scarlino". Così come, a fronte di una richiesta di ottenere anche l’autorizzazione al parziale stoccaggio definitivo dei gessi nello stesso sito con "ragionevole certezza", non possiamo che prendere atto del fatto che a oggi non è stato ancora presentato il progetto alla Regione per ottenere l’autorizzazione.
"Queste ambiguità – aggiunge – vanno di pari passo con la mancata firma del documento presentato in occasione dell’assemblea con i lavoratori dai sindaci della zona nord. Documento che è stato apprezzato per gli impegni che conteneva dal management locale, che però evidentemente non è stato autorizzato a sottoscrivere da parte della direzione aziendale". "Filctem e Cgil - conclude Dazzi - hanno sempre mantenuto una linea di coerenza in questi anni, chiedendo sia alla Regione che all’azienda di rispettare gli impegni presi. Siamo convinti che, fra gli altri, uno dei problemi di fondo di tutta questa vicenda riguardi la mancata trasparente emersione delle difficoltà societarie, rimaste sottotraccia fino al maggio scorso. E poi sfociate nell’attivazione della procedura di concordato in continuità ai sensi del Capitolo 11 della Legge fallimentare statunitense. Tuttavia, oggi per Venator è arrivato il momento di fare chiarezza davvero, perché molto del futuro dell’area industriale del casone di Scarlino dipende dalle scelte della multinazionale inglese. Che deve mettere gli interlocutori di questo territorio nelle condizioni di prendere le proprie decisioni".