MATTEO ALFIERI
Cronaca

Predatori minacciano allevamenti in Toscana: Coldiretti chiede protezione ridotta per i lupi

Gli attacchi dei predatori mettono a rischio gli allevamenti in Toscana. Coldiretti sollecita misure urgenti per proteggere le aziende.

Pastorizia in crisi anche a causa dell’elevato numero di predatori

Pastorizia in crisi anche a causa dell’elevato numero di predatori

Pecore, mucche, capre, asini e anche cavalli. Che ogni anno vengono uccisi a causa degli attacchi dei predatori, con una situazione divenuta ormai insostenibile per gli allevamenti soprattutto delle aree interne della Toscana, sempre più a rischio di chiusura. Quotidiani, e sempre più frequenti, sono gli avvistamenti e gli "incontri" con i predatori anche in prossimità dei centri abitati che pongono una riflessione anche dal punto di vista della sicurezza pubblica. Ormai l’allarme è diventato reale. La presenza dei lupi è una minaccia per la sopravvivenza della millenaria tradizione lattiero-casearia che è un potente volano del turismo di tutta la regione Toscana. Ma non ci sono solo i timori manifestati da allevatori ed agricoltori. Anche le periferie delle città sono ormai diventate "terra di conquista" di predatori che vanno alla ricerca di cibo.

A ricordarlo è stata Coldiretti Toscana in occasione del pronunciamento del comitato permanente della convenzione di Berna per la conservazione della flora e della fauna selvatiche e dei loro habitat naturali, organo del Consiglio d’Europa, che ha votato a favore della richiesta dell’Unione europea di abbassare il livello di protezione per i lupi. L’indirizzo va incontro alle crescenti richieste da parte degli enti locali di maggiore flessibilità per gestire più attivamente le concentrazioni critiche di lupi. Per Coldiretti Toscana, che a più riprese aveva sottolineato la necessità di affrontare l’emergenza con la scienza e non con l’ideologia, c’è da fare presto: "l’auspicio è che si arrivi velocemente al completamento dell’iter così da consentire l’attuazione di piani a tutela delle nostre imprese e dei cittadini".

Il settore ovi caprino è dunque quello più fragile e colpito con 95% dei capi predati secondo l’Ispra con 800 allevamenti spariti in dieci anni. Poco più di 400 nella sola provincia di Grosseto che insieme a quella di Siena è l’area maggiormente ferita (fonte Sistema Informatico Veterinario). Un morìa che si è riflessa sulla riduzione del numero di capi (65mila in meno in dieci anni) e sulla capacità delle aziende di "mungere" latte, ingrediente centrale e principale per la filiera lattiero casearia, una delle più ricche del Bel Paese, con due formaggi Dop e 33 specialità agricole tradizionali censite che esprimono l’identità, il gusto e la storia spesso di piccole comunità.

Ma i feroci blitz hanno costretto i pastori anche a cambiare radicalmente i metodi di allevamento sostituendo razze autoctone e più rurali allevate all’aria aperta con razze più stanziali. Una mutazione profonda per un settore che vive di riti e semplicità. Numeri che testimoniano come il lupo non sia più a rischio estinzione. Al contrario cresce il pericolo della scomparsa della presenza dell’uomo delle montagne Toscana ma soprattutto nelle campagne del Grossetano e del Senese dove ormai le aziende ovine sono più che dimezzate, con effetti devastanti sull’economia e sull’occupazione di questi territori, ma anche sull’assetto idrogeologico.

"Senza la costante opera di manutenzione assicurata dalle aziende agricole – si sottolinea da Coldiretti Toscana – cresce il degrado ambientale che porta con sé frane e alluvioni, rese ancora più devastanti dagli effetti dei cambiamenti climatici".

Un altro problema sul quale il Governo dovrebbe iniziare a pensare in maniera seria.