Grosseto, 3 agosto 2023 – Partita la raccolta del pomodoro da salsa in Maremma che a causa degli effetti dei cambiamenti climatici, fra grandinate, nubifragi, e ondate di calore, rischia di produrre ancora meno rispetto alle già difficili annate degli scorsi anni.
Secondo le prima stime la contrazione sarà intorno al 10%. Un "arretramento" dovuto a fattori di forza maggiore che spalancano però le porte delle frontiere alle importazioni di concentrato cinese (+50%) che costa la metà di quello tricolore grazie allo sfruttamento dei prigionieri politici e della minoranza musulmana degli Uiguri nello Xinjiang. La Maremma, con 1,3 mila ettari e una produzione di un milione di quintali di pomodoro, quasi l’80% dell’intera produzione regionale, è a tutti gli effetti il principale polo per la salsa in Toscana.
"Ai ritardi registrati in campagna nel trapianto delle piantine di pomodoro a causa del clima pazzo – spiega Simone Castelli, presidente Coldiretti Grosseto - si aggiunge l’aumento dei prodotti energetici e delle materie prime che si riflette sui costi di produzione del pomodoro superiori del 30%, anche per il caro carburanti e il gap delle infrastrutture logistiche di trasporto". Il tutto mentre il pomodoro agli agricoltori viene pagato solo fra i 15 e i 17 centesimi al chilo. Il risultato è che, ad esempio, per una bottiglia di passata da 700 ml in vendita mediamente a 1,6 euro solo il 9,4% riguarda il valore riconosciuto al pomodoro in campo, mentre – afferma Coldiretti Grosseto - mentre il 90,6% del prezzo è il margine della distribuzione commerciale". In questo scenario l’Italia scivola al terzo posto come produttore mondiale scalzata dalla Cina che fa concorrenza sleale violando diritti umani e dei lavoratori tanto che il presidente di Coldiretti e Prandini e l’ad di Filiera Italia Luigi Scordamaglia hanno scritto al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida per denunciare che "l’aumento della produzione di pomodoro da industria cinese".