
di Paolo Pighini
A distanza di 63 anni l’Ominide di Baccinello torna alla ribalta della cronaca. L’idea è venuta alla regista di documentari, Lucilla Salimei, e al pittore-muralista Francesco Del Casino il quale in questi giorni, ha realizzato un’opera d’arte davvero suggestiva che ha abbellito e reso più interessante il paese di Baccinello. Utilizzando delle fotografie ricavate dai fotogrammi del documentario "Miniera" presentato a Grosseto due anni fa, il muralista senese ha immortalato sulle facciate di un palazzo la storia della scoperta avvenuta il 2 agosto del 1958.
Con murales giganteschi, infatti, è stato "avvolto" il palazzo che accoglie il Centro didattico ambientale di Baccinello messo a disposizione dall’Amministrazione comunale. Questi "quadri-murales" in maniera sintetica, ma molto incisiva, raccontano la storia della famosa scoperta che ha avuto come protagonista l’ominide al quale i minatori dell’epoca dettero il nome di "Sandrone". Azzelio Giustarini, 89 anni, ed Enzo Boccalini, da tempo scomparso, furono i due giovani minatori protagonisti di quella scoperta nella miniera di lignite, scoperta che, oggi, è possibile riviverla grazie al racconto di Azzelio Giustarini.
"Tutto avvenne alle 2 dell’8 agosto del 1958 – racconta un po’ emozionato l’ex minatore, che ora si gode la meritata pensione – mentre io ed Enzo stavamo facendo il terzo turno in una galleria a fondo cieco a 200 metri di profondità, al banco della lignite. Avevamo già effettuato i fori dove dovevamo sistemare la mine per la esplosione perché tutto doveva essere abbattuto. Dopo aver preso le munizioni stavamo tornando sul posto quando notammo un particolare che prima non c’era: si era formato uno strato di marma, un strano materiale misto composto da terra e carbone".
"Con l’aiuto della piccozza – prosegue Azzelio nel suo affascinante racconto – facemmo cadere questo strato di marma e davanti a noi apparvero degli oggetti simili a delle ossa. Ci avvicinammo e, con l’aiuto della lampada, notammo, sorpresi e sbigottiti, una specie di scheletro. Il tempo di riprenderci dalla emozione corremmo ad avvertire subito il professore Hurzeler ed i suoi collaboratori che arrivarono dopo poco sul posto del ritrovamento. Lo scheletro prezioso – conclude Azzelio che sembra rivivere proprio quei momenti mentre li racconta – venne portato fuori dalla galleria, tra mille precauzioni, dai minatori del turno successivo".
Il fossile ritrovato era uno scheletro di un Oreopithecus Bambolii, una scimmia antropomorfa vissuta 9 milioni di anni fa: era l’unico scheletro intero ritrovato. Quello scheletro (oggi conservato al Museo di geologia e paleontologia dell’Università di Firenze) è diventato il simbolo del Museo di storia naturale della Maremma, struttura museale di Fondazione Grosseto Cultura, tanto da essere riportato anche nel logo del museo stesso.