
Legalità e solidarietà: "Quarto Savona 15". Sempre in viaggio per portare l’esempio
Era coperta dalla bandiera italiana. Bandiera del Paese che hanno voluto migliorare ma sporcato da una macchia non facilmente visibile, a volte vestita con abiti eleganti. Sotto il tricolore c’era una macchina che stava provando a fare chilometri diversi dagli altri, un viaggio di normalità. Un weekend che può sembrare banale, ma che per chi aveva questo desiderio, non lo era affatto. Al volante c’era il giudice Giovanni Falcone insieme alla moglie Francesca Morvillo e non la scorta. Ma i giovani poliziotti Antonio Montinaro capo scorta, Vito Schifani e Rocco Dicillo se ne sono andati con una grande esplosione. Ancora oggi i resti di quel veicolo suscitano un grande senso del dovere, nel ricordo. Nei confronti di chi ha non è mai stato in silenzio, davanti al male che ha combattuto. La "Quarto Savona 15" continua a viaggiare, percorrendo tutta l’Italia portando la storia e il sangue di cinque persone che sono il simbolo del coraggio e legalità. Ieri ha fatto tappa a Grosseto, in piazza Duomo, grazie all’iniziativa "Dal sangue versato al sangue donato" di DonatoriNati e QS15 insieme alla Prefettura e il Comune. Così, sono stati fatti scivolare i veli italiani dalla teca contenente la "Quarto Savona 15", nome in codice della Fiat Croma blindata che scortava Falcone. "Giungere a perdere la vita pur di assolvere al proprio dovere è un atto d’amore – ha detto il sindaco Vivarelli Colonna –. L’amore, questa è la chiave. Legalità e solidarietà sono due facce della stessa medaglia. Non voltiamoci mai dall’altra parte. Se ci prendiamo cura dell’altro non ci sarà più nessuno che rimarrà indietro nel momento del bisogno".
"Sapere che la Quarta Savona continua a viaggiare abilita la coscienza – dice il prefetto Paola Berardino –. Questa iniziativa vuole creare un patto fra generazioni. Solo la consapevolezza del passato getta le fondamenta per un futuro migliore".
Il corteo di studenti che ha accolto la macchina della memoria e Tina Montinaro, moglie del capo scorta Antonio Montanaro, si è spostato poi al Polo Universitario Grossetano. Hanno preso parte alla tavola rotonda il presidente Ail Siena e Grosseto Piero Franceschini, Claudio Saltari, presidente dell’associazione DonatoriNati della Polizia di Stato, il giornalista Enrico Pizzi, Tina Montinaro, Edoardo Marzocchi della Direzione Investigativa Antimafia Firenze e il giurista Santo Fabiano. Personalità che hanno parlato in modo diretto agli studenti grossetani.
"Gli eroi – dice Marzocchi – non nascono tali ma lo diventano nel fare il loro dovere. Il senso di giustizia che li anima li porta a fare atti di eroismo. Hanno tutto da perdere e nulla da guadagnare per un valore giusto".
"Le persone – afferma Fabiano – diventano stimabili soltanto dopo, quando non c’è il rischio che ci possano smentire. Una società deresponsabilizzata, in cui nessuno si pente di niente è la miglior condizione per il crimine".
Maria Vittoria Gaviano