
Un dipinto duecentesco, apparso improvvisamente alle soglie del 2000 durante il restauro di una fontana pubblica, ma di cui non esiste traccia né dell’autore né del messaggio che intendeva trasmettere, che crea molteplici perplessità ed interpretazioni, ancor più per il soggetto tacciato di "oscenità" con la rappresentazione di simulacri fallici. E’ l’Albero della Fecondità di Massa Marittima. Si chiama "Un rito solstiziale nell’Albero della Fecondità di Massa Marittima" ed è il libro di Sennuccio del Bene. Il saggio, che è uscito da poco, del centro studi storici Gabrielli regala una lettura convincente sul dipinto. "La tradizione solstiziale della raccolta notturna delle noci, secondo una rigorosa liturgia, risulta coincidere sorprendentemente con il dipinto in tutti i suoi dettagli – scrive Sennuccio del Bene – e, come risulta dalle ricerche antropologiche, il rituale è stato tramandato fino agli inizi del secolo scorso nella memoria delle popolazioni rurali maremmane". La ricerca sviluppata porta ad identificare nel dipinto anche l’archetipo del biblico Albero della Vita con tutte le valenze ed attribuzioni connesse, soggetto ricorrente in epoca medievale con riferimenti di caratura sia in campo religioso che in quello esoterico. Questo soggetto è peraltro presente in moltissime opere d’arte coeve, sculture, dipinti, mosaici, bassorilievi, di edifici principalmente religiosi, ma non esclusivamente, a significare la diffusione, valenza e spessore del tema. Anche Massa Marittima offre un esempio di questo simbolo iconico in un fregio di archetto di facciata del duomoe. "Comprendere il messaggio trasmesso – chiude del Bene –significa immergersi in una realtà a noi aliena per tradizioni, mentalità e prospettive. Un pieno medievo che, ben al di là del luogo comune dei secoli bui, ci tramanda invece il profilo di una società in evoluzione dal feudalesimo e che cerca una sua dimensione distinta".