"Il disagio dei giovani ha radici profonde"

Gli episodi di vandalismo non sono generati dagli stop per il covid ma da problemi preesistenti

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Vandalismi e schiamazzi notturni dei giovani. Tutta colpa del lockdown e delle discoteche chiuse? Non la pensa così la psicologa e psicoterapeuta grossetana Antonella De Luca (foto), docente di psicopatologia dello sviluppo all’Università Roma Tre. "Problemi importanti tra i giovani come vandalismo e altre forme di violenza c’erano già prima del Covid-19 come evidenziato dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza – dice De Luca -. L’attenzione è sempre stata posta sul bullismo ma c’è anche il vandalismo. Sono forme che ruotano attorno alla noia. I giovani non sanno strutturarsi il tempo. Crediamo dipenda dal fatto che sono i genitori a scandirlo per loro con i vari appuntamenti, musica, calcio e attività varie. Le vecchie generazioni, invece, grazie ai giochi di strada erano capaci di organizzare il proprio tempo. Questo adesso non accade più". Il gioco di strada è così importante? "Certamente, anche in termini di autonomia. Autonomia che è diminuita. I giovani, che giocavano in strada erano più autonomi. Ti dovevi inventare un gioco, creare l’interazione con gli altri. Il non saper strutturare il tempo e le relazioni interpersonali, oltre a famiglie meno presenti nell’educazione di base, portano al vandalismo. Un vandalismo che si indirizza verso oggetti simbolici". Ma quanto pesa il lockdown? "Ci sono versioni diverse al riguardo. Non so se il lockdown ha aumentato l’aggressività o ne ha solo modificato le modalità. Io penso che ci sia una aggressività di fondo. Non c’è una educazione emotiva fra i giovani. In persone che già soffrivano di patologie prima dell’emergenza sanitaria, come ansiosi e fobici, il lockdown ha aumentato la paura e l’aggressività. L’aggressività è una manifestazione della paura. Il lockdown ha solo accentuato i problemi preesistenti". Come si può intervenire? "È importante conoscere le emozioni per fare un lavoro corretto sul paziente. Servirebbe fare prevenzione". Prevenzione come? "Sia nelle scuole che nelle famiglie". Vandalismi evitabili se fossero aperte le discoteche si è detto da più parti. È d’accordo? "Io non credo che la soluzione sia nelle discoteche. La questione è che un giovane deve sapersi organizzare le uscite anche diversamente dalla discoteca. Qui c’è un problema che è relativo alla difficoltà di trovare un’identità. Un’identità che i giovani non riescono a trovare da soli. Non riescono a individuare le proprie abilità, i propri canali ed ecco allora i vandalismi, gli schiamazzi, l’ubriacarsi. Il lockdown ha trovato terreno fertile in difficoltà preesistenti".

Angela D’Errico