
Nel 1948 ad opera del ministro dell’Agricoltura Amintore Fanfani nacque l’Ente nazionale assistenza orfani dei Lavoratori Italiani. Alcune fonti riconducono la nascita dell’Enaoli alla tragica esplosione del 1940, avvenuta in una cava a Piacenza. Questo incidente lasciò tanti giovani orfani senza protezione da parte dello Stato, quindi l’Istituto Nazionale Infortuni pensò di provvedere alla loro assistenza, educazione morale, civile e professionale fino ai 18 anni. Alla fine di questo percorso vi era l’avviamento professionale ed il collocamento. L’Ente, almeno fino al ‘48, non ebbe organi amministrativi o compiti ben definiti, ma ne possiamo ricostruire la successiva delineazione, tramite le immagini Fratelli Gori e le testimonianze degli orfani, accolti nella Fattoria - Scuola a Rispescia dal 1955 al 1977. Questa struttura negli anni accolse circa 650 giovani provenienti da tutta Italia. Maria Enrica Monaco Gorni ed Adelaide Gorni due delle eredi dell’ Archivio fotografico F.lli Gori, hanno raccolto il desiderio di Mario Monaci, che visionando alcune immagini e riconosciutosi in uno dei giovani ragazzi residenti all’Enaoli, espresse la volontà di raccontare la sua esperienza.
La sua formazione cominciò a Formia perché Rispescia non era ancora ultimata. Appena tredicenne fu ospite della struttura di Rispescia dal 1953 fino al 1958, da lui descritti come anni "bellissimi".
"Quello che noi abbiamo imparato all’Enaoli è un bagaglio pieno di educazione, rispetto e disciplina – racconta Monaci –. La fattoria era di 570 ettari e fu un ente utilissimo: avviava i giovani allo studio, alla formazione ed alla pratica dei vari mestieri". L’inaugurazione si tenne il 6 aprile 1953, presenti il sindaco di Grosseto Renato Pollini, il sindaco di Firenze Giorgio la Pira e il presidente dell’Ente Emilio Giaccone. Il suo fu il primo corso e la sua classe era composta dai giovani Ballotta, Belardi, Bindi, Bonelli, Cioli, Fanelli, Filosi, Fiordelmondo, Monaci, Sebastianelli, Vannini. La loro giornata tipo si svolgeva così. "Ci si alzava, si faceva colazione e ci radunavamo nel piazzale, dove un istitutore ci indirizzava nei diversi posti di lavoro distribuendo a chi le vanghe e a chi i rastrelli. Il primo frutteto e vigneto fu impiantato da noi; ci occupavamo di coltura, potatura, raccolta dei frutti e di animali: di bestiame come i buoi maremmani e di galline dalle quali raccoglievamo le uova. Si lavorava fino alle 18. Nel tempo libero ci si dedicava allo sport: calcio, salto in alto. Alla fine della giornata ci veniva data una valuta, a seconda del lavoro che era stato fatto in quel giorno. Con quei soldi riuscii a sposarmi". Dopo due anni di Scuola ai giovani veniva rilasciato il titolo di studio di agricoltori specializzati. "Una storia bellissima di questo Ente della quale molto è già stato scritto, ma c’è ancora molto da raccontare – ci svelano Maria Enrica ed Adelaide – magari con un libro fotografico che resti di testimonianza ai posteri".