Danni a pesci e fondali. I pescatori sportivi si ribellano alla norma sui palamiti e attaccano

Ricci: "La distruzione della natura marina e la diminuzione della fauna ittica dipendono da attività scorrette e di bracconaggio. Inoltre la pesca dilettantistica muove una percentuale di Pil notevole".

Danni a pesci e fondali. I pescatori sportivi si ribellano alla norma sui palamiti e attaccano

Danni a pesci e fondali. I pescatori sportivi si ribellano alla norma sui palamiti e attaccano

"La distruzione dei fondali marini e la diminuzione esponenziale della fauna ittica del mare non è responsabilità della pesca sportiva dilettantistica, bensì di quella professionale che molto spesso ed a tutti i livelli, viene svolta in maniera scorretta e non rispettosa". I vertici della Fipsas grossetana, tramite il fiduciario Giampaolo Ricci, intervengono su una questione attuale, venuta alla ribalta dopo un recente decreto del ministro dell’agricoltura Lollobrigida che ha posto la limitazione di un massimo di 50 ami alla pesca sportiva del palamito dopo le segnalazioni delle categorie dei pescatori professionisti che hanno incolpato i dilettanti di essere la causa della diminuzione dei pesci a disposizione:"Non si può scaricare la colpa sui dilettanti, per qualche amo in un palamito e non guardare il problema del depauperamento del mare dovuto alla pessima gestione della pesca professionale e ad un certo pseudo-ambientalismo che, dietro la parola "tutela" nasconde comportamenti non in linea con quanto va affermando – continua l’esponente Fipsas – ed al riguardo è emblematica la questione della pesca del polpo e del suo modo di cattura, tornata di recente alla ribalta delle cronache. Il polpo è vittima di un "bracconaggio" devastante compiuto da alcuni professionisti che fanno danni incalcolabili all’ambiente catturando di tutto. Un fenomeno, sia dei professionisti che degli abusivi, che denunciamo da anni in maniera quasi inascoltata". Da anni, infatti, la Fipsas maremmana si occupa della pulizia dei fondali dalle nasse (la prossima prossimo 5 giugno) con l’obbiettivo di recuperare quelle che sono vere trappole perenni che, una volta perse e non più recuperate continuano ad auto innescarsi anche per anni. "Follonica, per esempio, è una zona ad altissima vocazione della pesca al polpo è stata devastata anche con migliaia di barattoli, catturando polpi sempre più piccoli. Altra zona critica è quella del Parco della Maremma e la zona di Talamone: qui sarebbe opportuno un aggiornamento a mare del perimetro del parco con relativa sorveglianza. C’è poi la zona di Porto Santo Stefano dove le nasse abbandonate sono continuano a distruggere l’ambiente insieme alle reti fantasma ed alle cime abbandonate. Meno grave ci risulta Porto Ercole dove, nelle nostre uscite, non abbiamo trovato gabbiette abbandonate". Dunque, il monitoraggio dei pesca sportivi è costante, anche se ultimamente sembra che la loro attività sia la colpa di tutti mali: "La pesca dilettantistica muove una percentuale di Pil veramente notevole e può e deve essere un volano economico, un valore aggiunto – insite Ricci – un presidio per il controllo del territorio, un osservatorio antibracconaggio, e non un competitor. Altrimenti i dubbi aumentano, e rischiano di tornare in ballo elementi economici, quali contributi e sovvenzioni, per giustificare i quali sembra necessario trovare il capro espiatorio". Sabino Zuppa