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Costa Concordia, le polemiche sul trasferimento a Genova: al Giglio la Rainbow Warrior di Greenpeace

Rossi: "Era meglio Piombino. E' stata scelta la strada più rischiosa". Intanto a Grosseto proseguono le udienze 'tecniche' del processo sul naufragio / LA NAVE SARA' SMALTITA A GENOVA - LO SPECIALE

"Quanto ci Costa?": l'arrembaggio di Greenpeace all'Isola del Giglio

Grosseto, 1 luglio 2014 - Proseguono le polemiche sulla decisione di trainare il relitto della Costa Concordia a Genova. Da ieri la Rainbow Warrior di Greenpeace è arrivata all'Isola del Giglio "per mandare un messaggio al Governo che ha deciso di trasferire a Genova la Costa Concordia", come viene spiegato in una nota. Dalla nave, posizionata non lontano dal relitto, vengono lanciati messaggi composti con luci a led del tipo: "Un altro disastro, quanto ci Costa?" o "In mare aperto per 5 giorni?". "Speriamo sia davvero vicino il momento in cui l'oscena ferraglia della Concordia sarà rimossa dal Giglio. Ci vorranno almeno 5 giorni per trainarla fino a Genova e i dubbi sulla sicurezza di quest'operazione sono molti. Avremmo voluto cancellarli incontrando il Commissario straordinario ma non è stato possibile" spiega Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia che non ha mai fatto il tifo per la scelta di un porto. "Ma solo per il Giglio e per lo splendido mare del Santuario dei Cetacei. Lo smaltimento delle navi è bene che avvenga il più vicino possibile al luogo in cui si trovano per minimizzare i rischi ambientali, soprattutto quando hanno subito gravi danni - aggiunge Giannì -. Non sappiamo cosa accadrebbe se, com'è già successo, durante il traino si dovesse staccare un altro cassone. Non conosciamo previsioni meteo davvero affidabili a 5 giorni e non abbiamo certezze su come verranno limitati i rischi di rilascio dei liquidi pericolosi o contaminati che sono dentro il relitto. Infine, non sappiamo con quali garanzie avverrà a Genova la rottamazione che deve rispettare le norme comunitarie". "Bizzarro" poi, si spiega, che l'Italia si stia dotando di due 'poli di smaltimento' delle navi, Piombino e Genova, "a un centinaio di miglia di distanza mentre il regolamento Ue 1257/2013 di fatto consente agli armatori europei di vendere le navi che possono quindi cambiare bandiera ed essere smantellate fuori dei confini comunitari. Costa/Carnival lo ha già fatto con la Costa Allegra, incendiatasi poche settimane dopo la Concordia, che è stata venduta a un intermediario, ha cambiato nome in Santa Cruise e bandiera (Sierra Leone) ed è stata rottamata ad Alyaga, in Turchia".

In merito allo smantellamento del relitto si è pronunciato anche il governatore della Toscana Enrico Rossi: "Si è preferito lasciare decidere tutto a Costa Concordia chi smantella la nave e dove. Il Governo a questo punto aveva poche strade". E' quanto il presidente della Regione Toscana ha detto ai giornalisti a Firenze in merito alla scelta di portare il relitto della Costa Concordia a Genova invece che a Piombino. "Era meglio - ha detto ancora - se la Costa Concordia veniva a Piombino come ho sempre sostenuto. E' stata scelta la strada più rischiosa e io dico peccato. Dal Giglio a Genova ci sono 208 miglia nel pieno del Mediterraneo e a Piombino solo 39. Tutti capiscono che quella era la soluzione migliore". "Per quanto ci riguarda intensificheremo quanto più possibile i controlli contro l'inquinamento e per la tutela del mare e chiediamo al Governo di aiutarci e di essere coerente per il porto di Piombino". "A settembre - ha poi aggiunto Rossi - il porto di Piombino potrà accogliere le navi e dobbiamo essere messi nelle condizioni, così come sottoscritto nell'accordo di programma, di poter smantellare il naviglio militare". Si tratta, ha spiegato, "di oltre 40 mila tonnellate e Piombino si affermerà come porto per lo smantellamento e la rottamazione delle navi. Questa parte dell'accordo deve essere ancora definita nei dettagli e mi aspetto che su questo ci sia un recupero da parte del Governo". Rossi ha quindi auspicato "che entro il mese di luglio potremo chiudere questo accordo a livello nazionale. Questa è una scommessa per il futuro del Piombino". Ai giornalisti che gli chiedevano se avesse ricevuto un sms dal premier Renzi, come quello ricevuto dal presidente della Liguria Burlando al termine dei lavori del Consiglio dei ministri di ieri, Rossi ha risposto: "Ieri non ho ricevuto messaggi da Renzi, ma spero di averne presto sulla conclusione della partita dello smantellamento del naviglio militare a Piombino, che è previsto dall'accordo di programma che abbiamo sottoscritto con Renzi". "Dispiace - ha aggiunto - che la Toscana abbia dovuto sobbarcarsi per oltre 900 giorni la presenza di questo relitto ma che alla fine la decisione sia stata diversa e che l'ipotesi Piombino non sia stata nemmeno valutata". Rossi ha assicurato che "collaboreremo perché l'operazione è delicata e intravediamo molti rischi e controlleremo il più possibile che non ci sia inquinamento". Il presidente della Toscana Enrico Rossi ha anche auspicato che "entro luglio si possa avere dal Governo un cronoprogramma dei lavori su tutto il polo siderurgico di Piombino. Ci sono i lavori già partiti per l'escavo del porto grazie ai soldi della Regione. L'accordo di programma per Piombino prevede anche la realizzazione della Tirrenica con la bretella di collegamento al porto". Inoltre, ha detto ancora, "c'è la partita delle bonifiche e ancora l'impegno a sostegno dell'industria siderurgica che vede risorse del Governo e della Regione". Rossi ha anche ricordato che "l'autorità portuale sta predisponendo un bando per lo smantellamento e il reffiting delle navi. Altra partita è quella della bonifiche del porto i cui appalti si stanno svolgendo".

IL PROCESSO - Intanto a Grosseto si è svolta un'altra udienza del processo sul naufragio della Costa Concordia. Si tratta di un'altra udienza 'tecnica' sul funzionamento della nave e sulle modalità della navigazione la sera del naufragio, in cui hanno riferito in aula i consulenti tecnici del pubblico ministero. Un momento di emozione in aula è scoppiato quando è stata fatta ascoltare la registrazione in cui si ode, in modo distinto per la prima volta, il rumore dell'urto della Costa Concordia contro fondali e scogli del Giglio la sera del naufragio il 13 gennaio 2012, dopodiché scattano gli allarmi di bordo. Il processo sta affrontando varie ricostruzioni tecniche, fra cui quella della rotta che venne seguita e che oggi è ripercorsa 'metro per metro' mettendo a comparazione l'audio della 'scatola nera' con la carta originale su cui il cartografo Simone Canessa la tracciò su ordine di Francesco Schettino, deviando dalla rotta consueta Civitavecchia-Savona, per accostare al Giglio e passare in parallelo all'isola. La manovra, come noto, non venne completata per l'urto con gli scogli e causò il naufragio. La cartografia di bordo era idonea ad affrontare la crociera della Costa Concordia purché in mare aperto, ma non era adatta ad affrontare - come invece decise il comandante Francesco Schettino - la navigazione sotto costa, accanto all'isola del Giglio, perché non evidenziava gli scogli. Lo ha detto uno dei consulenti della procura rispondendo al pm Alessandro Leopizzi durante l'udienza di stamani in cui si ripercorrono molti aspetti 'tecnici' che causarono il naufragio. La Concordia, e quindi il comandante e i suoi ufficiali, "erano in possesso di tutta la dotazione cartografica nautica necessaria per legge, per affrontare la navigazione ordinaria, cioé carte nautiche cartacee", ha detto l'ammiraglio Domenico Picone, consulente dei pm. Il cartografo Simone Canessa tracciò la rotta sulla carta nautica 6 dell'Istituto idrografico della Marina modificando la rotta a 278 gradi, per poi deviare su un passaggio parallelo di mezzo miglio dall'isola del Giglio, e quindi fissare un nuovo way-point per ricongiungersi sulla rotta Civitavecchia-Savona: "ma - spiega il consulente - la carta utilizzata era idonea per la navigazione ordinaria" in mare aperto "ma appena sufficiente per un passaggio a mezzo miglio e assolutamente insufficiente per navigazioni più prossime alla costa del Giglio, o comunque per un avvicinamento costiero più generale" perché, con scala 1:100.000, non riporta nel dettaglio i fondali rocciosi e gli scogli su cui andò a sbattere la nave. Anche l'ecoscandaglio, di solito utile, non potè dare dati attendibili perché, sempre secondo i consulenti della procura, la nave andava ad elevata velocità e i calcoli della profondità non potevano essere precisi. Il timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, che nei momenti precedenti l'urto della Costa Concordia equivocò gli ordini di Schettino due volte, virando al contrario, "era stato ritenuto idoneo dallo stesso Schettino ed era lui stesso che l'aveva promosso timoniere". Lo hanno detto i consulenti del pm stamani in aula al processo di Grosseto rivelando un aspetto non conosciuto della selezione del personale in plancia di comando. "Il timoniere, forse per la lingua, o non capiva gli ordini, dati in inglese, o dava conferma di un ordine facendo poi un'altra cosa - hanno detto i consulenti della procura -. Tuttavia Schettino poteva immediatamente sostituirlo con l' allievo Ursino o con il primo ufficiale Ambrosio, ma non lo fece. Può anche darsi che Rusli Bin avesse problemi personali", ad ogni modo "proprio in considerazione del tipo di navigazione che si stava facendo, vicino a un'isola e non in mezzo a un oceano, il comandante avrebbe dovuto subito sostituirlo". Per i consulenti, comunque, gli errori di comprensione del timoniere indonesiano non incisero molto sulla rotta: la Costa Concordia sarebbe in ogni caso andata a sbattere sugli scogli dell'isola del Giglio. I  consulenti tecnici del pubblico ministero hanno inoltre sottolineato come la navigazione turistica "si fa in ore diurne, a bassa velocità e in condizioni meteomarine favorevoli", non come la Costa Concordia che passò di notte a oltre 14 nodi, al Giglio, la sera del naufragio il 13 gennaio 2012. Così almeno è quanto ha detto uno dei consulenti della procura, l'ammiraglio Domenico Picone, al pm Alessandro Leopizzi, stamani in aula. E "comunque - ha aggiunto - in 40 anni non avevo mai sentito l'espressione 'inchino', mentre si è sempre parlato invece di avvicinamenti alla costa per motivi turistici, per consentire alle navi passeggeri di apprezzare una costa di particolare pregio naturalistico e paesaggistico". Il processo sta ripercorrendo ampi aspetti delle perizie sulla navigazione tenuta dalla Concordia e sul funzionamento degli apparati. Uno ha riguardato anche la questione della navigazione ravvicinata, "qualcosa - ha aggiunto l'esperto - che si è sempre fatta e i comandanti delle unità sempre si sono avvicinati a una velocità bassissima, in ore diurne e in condizioni meteomarine favorevoli. Se si deve consentire ai passeggeri di fruire delle bellezze locali, non può che essere fatto di giorno e bassa velocità". Prima dell'udienza il procuratore di Grosseto, Francesco Verusio, ha commentato l'andamento delle udienze 'tecniche' che si sono svolte finora e che proseguiranno nel corso di questa settimana. Secondo quanto emerso da una perizia supplementare sugli apparati della Costa Concordia "il generatore d'emergenza non funzionò, ma nessuno dei periti, né dei nostri consulenti sa dire perché. Tuttavia, se anche il generatore d'emergenza avesse funzionato, non sarebbe cambiato niente, cioè non abbiamo prova che qualcuna delle 32 vittime sia morta per il mancato funzionamento del generatore d'emergenza: di ciascun decesso sappiamo come avvenne, e nessuno è da attribuire al mancato funzionamento del generatore". "Anche sui timoni il generatore non influì, perché la nave era alla deriva e non c'era propulsione, senza propulsione i timoni non sono utilizzabili", ha detto Verusio, contestando indirettamente un punto di difesa di Schettino, e cioé di aver potuto manovrare la nave dopo l'urto.