ALBERTO CELATA
Cronaca

Come la strage Erasmus: "Mia figlia morì 7 anni fa. La sicurezza sui bus?. Non è stato fatto nulla"

L’incidente del 2016 in Spagna uccise tredici studentesse, di cui sette italiane. Il padre di una vittima: sensori e doppia guida, nessun impegno dalle istituzioni.

Come la strage Erasmus: "Mia figlia morì 7 anni fa. La sicurezza sui bus?. Non è stato fatto nulla"

Come la strage Erasmus: "Mia figlia morì 7 anni fa. La sicurezza sui bus?. Non è stato fatto nulla"

GAVORRANO (Grosseto)

Il disastro di Mestre a Gabriele Maestrini ha fatto rivivere, inevitabilmente, la tragedia dove perse la vita sua figlia Elena. La giovane di Gavorrano il 20 marzo 2016 morì insieme ad altre sei studentesse italiane (delle tredici vittime in totale) durante un viaggio in pullman di ritorno da una gita prevista dal programma Erasmus, che Elena stava svolgendo in Spagna.

Per lei questa notizia sarà stata un tuffo al cuore.

"Appena l’ho saputa sono stato avvolto da una sensazione di grande sgomento. Sono tornato indietro di anni. Ho rivissuto la tragedia che vissi in prima persona nel 2016. Ho provato un grande dolore per le vittime e per le loro famiglie, e anche per coloro che, pur rimasti vivi, porteranno sul corpo e nella mente questa immane tragedia. Però sono stato preso anche da un forte senso di rabbia".

Per quale motivo?

"Perché a distanza di anni le istituzioni, sia nazionali che internazionali, non hanno fatto niente per migliorare la sicurezza delle persone che usano i bus. Guardi, io paragono un pullman, che trasporta 50-60 persone, a un piccolo aereo. E allora mi chiedo: perché nella cabina di pilotaggio c’è un secondo pilota mentre invece nei pullman, soprattutto quelli che effettuano o percorsi particolarmente complicati o di lunga percorrenza, non c’è un secondo autista, se non in un numero di casi limitati? Un secondo autista, una persona accanto al conducente, può rivelarsi utile e intervenire in caso di colpi di sonno o di malore. Può dare assistenza sia fisica che morale. Insomma, quattro occhi sono meglio di due".

C’è anche chi vorrebbe l’obbligatorietà, in tutti gli autobus, dei sensori rilevatori di stanchezza per gli autisti.

"Sicuramente anche i sensori rilevatori di stanchezza possono essere un buono strumento per verificare le condizioni in cui sta guidando l’autista, ogni aiuto aggiuntivo è innegabile che porti dei benefici. Ma la presenza di una persona accanto vale molto di più, fosse pure per tenerlo sveglio, per consigliarlo. E poi non credo che comporterebbe enormi costi aggiuntivi per l’azienda che gestisce il servizio di trasporto".

Il processo per la morte di sua figlia Elena e delle altre ragazze è decaduto in quanto è morto l’autista che guidava il pullman.

"È proprio così, ma noi insieme ai genitori delle altre vittime vorremmo che comunque fosse aperto un altro procedimento per dare il via a una discussione e fare emergere criticità e dinamiche dell’incidente, che esulano dalla responsabilità, nel nostro caso palese, dell’autista. Potrebbe servire per evitare altre tragedie e non commettere altri errori, perché dagli errori si impara. Detto questo, nostra figlia non tornerà più e per noi è finita così".