Anna Claudia non si trova Senza esito le ricerche

Proseguono le indagini sulla collisione in mare all’Argentario. Si studia la velocità

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Proseguono senza esito positivo le ricerche di Anna Claudia Cartoni, la donna di 60 anni, dispersa in mare da sabato scorso a seguito della collisione tra un motoscafo e una barca a vela al largo dell’Argentario. Anche ieri i sommozzatori della Capitaneria di Porto, insieme a quelli dei vigili del fuoco, hanno effettuato diversi sondaggi nella zona dove c’è stata la collisione tra il motoscafo "Bio Blù" e la barca a vela "Vahinè". Le ricerche sono state estese anche ai fondali marini grazie a dei robot subacquei (Rov, ovvero Remotely Operated Vehicle) che consentono di raggiungere considerevoli profondità e che furono usati anche per individuare i morti dispersi dopo il naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio. I nuovi strumenti sono stati messi a disposizione del nucleo sommozzatori della Guardia costiera di Napoli e dei sub dei vigili del fuoco per effettuare ricerche strumentali proprio nella colonna d’acqua e nei fondali sottostanti il punto di collisione al fine di verificare la presenza di eventuali obiettivi. Intanto le indagini della Procura di Grosseto, proseguono. Nei prossimi giorni dovrebbe essere eseguitta l’autopsia sul corpo di Andrea Giorgio Coen, 59 anni, gallerista di Biella da anni residente a Roma, che era sulla barca a vela, colpito e tranciato dalle potenti eliche del motoscafo che ha colpito l’imbarcazione con a bordo sei persone che stavano tornando a Riva di Traiano. Due gli indagati: Fernando Manzo, 61 anni, attualmente ricoverato in ospedale a Orbetello dove è stato sottoposto a un intervento alla spalla, marito della donna dispersa e Per Horup, il comandante danese del potente Yacht di 20 metri. Omicidio colposo aggravato e danneggiamento con pericolo colposo di naufragio le ipotesi di reato avanzate dalla procura. La Capitaneria di Porto, che indaga sulla vicenda, in queste ore ha provato a ricostruire il terribile incidente. Servirà sicuramente una perizia per stabilire la velocità dei due natanti: le ipotesi parlano di alcune virate da parte della barca a vela prima dell’impatto fatale anche se solo i superstiti, potranno dire con certezza quello che è accaduto e se gli occupanti della Vahinè si erano accorti di quello che stava accadendo. Le uniche certezze dovrebbero essere la velocità delle due imbarcazioni: la barca a vela viaggiava a 6 nodi mentre lo yacht solcava in mare a una velocità di 36 nodi. Davvero troppo per schivare un ostacolo anche se in mare aperto.

Matteo Alfieri