
Christian Riganò
Bomber Riganò, il calcio dilettanti di casa nostra deve fare i conti con un altro scandalo che di fatto mina la passione e la credibilità di tutti.
"Solo parlarne mi fa, diciamo, arrabbiare. Perché quando sei dilettante e io lo sono stato a lungo, la passione ti spinge a fare tanti sacrifici. La passione vera, quella sana e leale. Lavori fino alle sette di sera e poi ti alleni e la domenica giochi. E’ dura ma lo fai perché ami il calcio come l’ho amato io anche quando giocavo a Lipari".
Nei dilettanti ha giocato tanto...
"Alt, ho capito dove vuole andare a parare".
Siamo curiosi anche noi a questo punto, dica.
"Mai successo che qualcuno mi avvicinasse per parlare di qualcosa che niente aveva a che fare con il calcio".
Si dice che nei dilettanti ci siano gare non accomodate, ma alcune con esiti scontati...
"Le ripeto che sentirlo mi fa arrabbiare. Ci possono essere gare di fine stagione che portano a risultati che appaiono meno ortodossi, ma quando si incontrano squadre con differenti motivazione succede. E’ sempre successo e non perché qualcuno si mette d’accordo".
Magari lo si dice perché i controlli sono minori e le partite sono migliaia...
"Sarò stato fortunato, ma non ho mai neppure sospettato che stesse accadendo qualcosa di non ortodosso. I campionati minori, almeno quando giocavo io, erano davvero animati dal divertimento e dalla passione. Altrimenti non avrei fatto il percorso fino ad arrivare in serie A, partendo dalla mia isola".
E si è accorto sull’isola di poter trasformare la passione in professione?
"Non mi sono accorto che potevo andare oltre, ma che facevo gol. Ne facevo tanti, eppure se fossi rimasto lì nessuno si sarebbe accorto di me. Amo la mia terra, ma nessuno veniva a ’osservare’ le partite".
E dunque?
"Ho sempre pensato che se avessi avuto l’occasione di andare via, l’avrei colta al volo e che se fosse andata sarei tornato a fare il mio mestiere".
La storia del bomber muratore...
"Qualcuno all’inizio pensava che fosse una favola. Io il muratore l’ho facevo davvero e non me ne sono mai pentito. Ho continuato a farlo fino a quando mi ha chiamato il Messina, in Eccellenza. Magari se avessi avuto il posto in banca non me la sarei sentita di partire e sarei rimasto con un lavoro fisso. Il muratore lo puoi fare sempre...".
Quando ha pensato di avercela fatta davvero, dopo anni di sacrifici?
"Non l’ho mai detto prima perché è stata una sensazione tutta mia, ma l’ho pensato il 20 giugno del 2004".
La data del ritorno in serie A della Fiorentina dei Della Valle.
"Esatto. E’ stata una sensazione, come detto, durata il tempo di una sigaretta. Quella che mi sono fumato in uno stanzino a pochi metri dalle urla dei festeggiamenti. E ho pensato ’sì ce l’ho fatta’ anche se avevo 30 anni. Ma era la chiusura di un cerchio iniziato due anni prima quando arrivai a Firenze".
Non tutto è stato rose e fiori qui...
"A Firenze mi sono trovato sempre benissimo e le critiche di qualcuno di voi (ride, ndr) sono state polvere da sparo. Mi dicevano che si facevo gol in C2, ma salendo sarebbe stato diverso. Beh, ho sempre fatto gol il tutte le categorie, anche in campionati stranieri...".
E il gol è qualcosa che serve anche alla Fiorentina attuale.
"Se Rocco dice che vuole fare una squadra competitiva c’è bisogno di un centravanti. Anzi, più di uno perché Vlahovic e Cutrone non bastano".