Nzola, i gol e... la tuta. Quei dialoghi (da film) fra Italiano e il parterre

Il caso Gasp è una serie televisiva che racconta la relazione tra la Fiorentina e i suoi tifosi. Una relazione che va oltre i moduli, le scelte tecniche e gli errori dei singoli, con dialoghi surreali e momenti di grande emozione. Una storia che parla di passione, tradizione e di un mondo che va così.

Nzola, i gol e... la tuta. Quei dialoghi (da film) fra Italiano e il parterre

Nzola, i gol e... la tuta. Quei dialoghi (da film) fra Italiano e il parterre

Il caso Gasp ormai è una serie televisiva che merita una piattaforma degna di questo psicodramma a puntate che va avanti da quasi sempre. Ma andiamo oltre, perché certe dichiarazioni provocatorie meritano articoli dedicati e forse anche trattati di antropologia. Va anche detto che ognuno ha le sue regole di ingaggio. Spalletti, uno che i fiorentini li conosce bene, “andò sul muso” dal contestatore senza farsi problemi. E la cosa finì lì. Ma quello che di fatto deve sobbarcarsi questo lavoro è soprattutto Italiano, che ormai parla più con i tifosi del parterre che con la stampa.

L’ultima discussione l’ha avuta con un signore che bubava su un errore di Nzola. Il tecnico, garra a parte, non è che si arrabbia o chissà cosa, lui risponde come se si trattasse a una conferenza stampa al Bar Marisa. “Se non sbagliasse qualche pallone giocherebbe nel Barcellona”. Firenze gli è entrata dentro. Come dargli torto? A pensarci bene pure questa relazione molto teatrale potrebbe diventare una serie tv. E i dialoghi potrebbero oltrepassare moduli, scelte tecniche e errori dei singoli. O approfondirli. Tipo: “Metti due punte”. Risposta: “Scusi ma se metto le due punte cosa me ne faccio di tutti quegli esterni?”. Oppure ancora più in là: “Bellina quella tuta anni novanta, quanto costa?”. “Non lo so, vada sul sito a vedere. A me la danno gratis”. “Ma dove posteggiamo al Viola Park”. “Zitto che si fa gol”. Ecco, l’adrenalina e la panchina sistemata praticamente tra la gente ha anche questi effetti. Poi però anche gli abbracci diventano collettivi, per non dire la corsa sotto la curva, quella che ai tifosi più vintage ha ricordato molto Malesani.

Storie belle. Queste. Fatto sta che la Fiorentina sta pensando di inviare l’addetto alla comunicazione nel parterre di tribuna. Uno alza la mano e lui “Prego, faccia pure la sua domanda al mister”, tutto questo mentre Biraghi scende sulla fascia. Surrealismo puro. Ma d’altra parte, il calcio è anche questo, altrimenti non ci sarebbe chi segue con passione la Saudi Pro League, l’unico campionato dove, come qualcuno ha scritto, gli spettatori guadagnano più dei giocatori, che poi non se la passano così male. Ma il mondo va così. Anche se poi anche la tradizione continua. Tipo i centravanti che non segnano. Manca solo un gol di Terracciano (Provedel ci ha già pensato) e hanno segnato quasi tutti tranne loro, i centravanti. Uno ha grande classe ma viene servito come fosse quello grande e grosso, che poi sbaglia l’occasione buona per chiudere la partita a Genk. Poco male. Un punto alla fine ci può stare. E i gol arriveranno, ne siamo sicuri. Poi succede che segna Kokogol. Grande. Consoliamoci così.

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