Nelle pagelle non ha avuto sufficienze, piuttosto molti 5, qualche 5 e mezzo e comunque l’idea complessiva che la delusione con l’Empoli sia arrivata per quel gol preso da Cambiaghi con la palla che gli sfila sotto il corpo. Pietro Terracciano oggi è un uomo sul banco degli imputati. Un portiere che qualcuno vorrebbe condannare alla panchina. A me parrebbe un’ingiustizia. Perché Terracciano non è un fuoriclasse, non lo è mai stato, non ha mai detto di esserlo. Probabilmente, per la flemma e la capacità di farsi trovare pronto anche dentro le lunghe attese, è solo il numero 1 dei numeri 12. Ma di certo la maglia di titolare nella Fiorentina se l’è guadagnata sul campo.
O come quando, a inizio stagione, la società non fidandosi aveva deciso di puntare sullo sventato Gollini. In tutto questo tempo Pietro il Silenzioso non ha usato una sola parola sbagliata, non cercando il sussurro della raccomandazione ma facendo sempre gridare il campo per lui. Un titolare per meritocrazia. Anche per questo Firenze fino a poche settimane fa gli aveva riservato solo applausi, amplificati dal vento della simpatia che una storia simile produce. Già, la simpatia o anche la predisposizione buona verso una persona. Dicono che questa da sola non possa alterare i fatti ma rendergli comunque più sopportabili. Anche per questo, alcuni errori di Terracciano dello scorso anno erano passati sotto traccia: l’uscita sbagliata a Empoli che costò la partita, il gol preso sul proprio palo da Cuadrado a Torino. Ma la simpatia è come la "donna" teorizzata dal duca di Mantova nel "Rigoletto". E’ mobile qual piuma al vento.
Così oggi, per motivi difficilmente decifrabili, il vento intorno a Terracciano è girato, aprendo la strada alla tramontana dell’avversione. E questo sembra spiegare bene i voti negativi per la sua gara con l’Empoli. Perché è vero, sul tiro di Cambiaghi non è stato impeccabile, anzi. Ma quella sbavatura ha fatto dimenticare tutto il resto. Come il fatto che Cambiaghi abbia calciato praticamente un rigore in movimento. O come quei suoi interventi nel primo tempo (l’uscita fuori area e la chiusura su Caputo) che hanno tenuto la Fiorentina ancorata alla gara. Il vento della predisposizione buona o dell’avversione. Ciò che porta ognuno di noi a leggere le cose della vita (e del calcio) da angoli prospettici diversi. Per questo sarebbe spiacevole se oggi Firenze si collocasse nell’angolo sbagliato, spingendo per la sua giubilazione.
Perché Terracciano, il grande tranquillizzatore, è una variabile buona di calcio. Il portiere che, grazie alla forza serena dell’attesa e alle prestazioni inattese, si è ritagliato un ruolo di primo piano quando sembrava oramai tardi per farlo. Togliergli ora la fiducia che si è guadagnato sul campo perché lo spirito del tempo questo detta, sarebbe un gesto ingeneroso. O comunque un gesto innaturale per una città che, da sempre, ha avuto in ùggia il lato ingiusto della vita.