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La boxe piange Silvano Bertini Fu bronzo olimpico a Tokyo 1964

Si è spento, a 81 anni, Silvano Bertini, figura di spicco della boxe italiana e mondiale. Un simbolo della passione per i guantoni che permise all’Italia del dopoguerra di primeggiare in questo sport e che prese campo anche a Firenze e provincia. Nato nel 1940 a Lastra a Signa, dove è sempre vissuto, tecnico Sip di professione, Bertini ha avuto una carriera dilettantistica e professionistica di assoluto livello. Uscito dalla palestra Donizetti, sotto la guida del maestro Enzo Benelli, nel 1962 fu campione d’Italia e poi del mondo militari pesi welter. Nella stessa categoria conquistò il bronzo ai Giochi olimpici di Tokyo nel 1964: in semifinale fu costretto a cedere (ma solo ai punti) al polacco Marian Kasprzyk che poi vinse l’oro. Passato al professionismo, ottenne il titolo italiano pesi welter a Roma nel 1968 e strappò quello europeo a Edwin Fighting Mack. Nel 1972 si aggiudicò il titolo italiano dei pesi medi e sconfisse ai punti l’ex campione europeo superwelter José Hernàndez. L’anno successivo accettò di combattere per il titolo mondiale dei medi junior contro il giapponese Koichi Wajima. Fu protagonista assoluto dei primi 10 round, poi l’avversario lo colpì con una testata al sopracciglio. Sanguinante, dovette ritirarsi per ko tecnico: venne invocata la squalifica di Wajima, ma l’arbitro decise diversamente. E dopo questa sconfitta il campione delle Signe decise di chiudere con la boxe. Silvano lascia la moglie, un figlio, una nipote e i tanti che in questi anni lo hanno conosciuto e apprezzato, non solo come sportivo. Nonostante la notorietà, Bertini era sempre rimasto profondamente e autenticamente legato al suo paese, alla comunità, agli amici e alla vita di sempre. I funerali saranno celebrati martedì 29 (ore 10) nella chiesa di San Martino a Gangalandi, a Lastra a Signa.

Lisa Ciardi