REDAZIONE FIRENZE

I ricordi di Iakovenko e la saga Totti-Ilary: come è triste la sosta

Il calcio soffre di assenza di grandi notizie dal campo. Fuori, invece, i casi mediatici fioccano che è un piacere. Dopo la separazione di Totti da Ilary adesso arriva la rottura tra Icardi e Wanda Nara. Argomenti interessanti come il classico documentario sulla riproduzione dei mufloni in Corsica. Evidentemente siamo il solito popolo affamato di pettegolezzo. E poi c’è chi prende posizione, giudica, soffia la sua verità. Un bel chi se ne frega ci starebbe benissimo, ma ci sta che qualcuno poi ti guardi storto. E comunque le soste per la Nazionale generano mostri. Da sempre. Figuriamoci con una Nazionale depressiva. Già il mondiale di inverno in Qatar sta alla vita del tifoso italiano senza azzurro come la visita della suocera mentre stai giocando alla play station. Ci ha comunque pensato Bonucci: "Chi fischia l’Italia non ha cervello". La classica operazione simpatia. Riappare Iakovenko, che in una intervista dice che di Firenze ha solo bei ricordi. Come dubitarlo? "Anche se ho fatto malissimo", aggiunge. Fatto cosa? Un applauso, invece, a Vincenzo Italiano, che è uscito dal momento di buio rimettendo in discussione qualche dogma. Che poi ha fatto solo bene il suo mestiere, cosa su cui non avevamo alcun dubbio. Oltre la scelta di Kouame prima punta, l’unico ritocco è stato quello di mettere ogni tanto il bravo Barak più vicino alla punta per cercare qualche soluzione meno scolastica e prevedibile. Ma la cosa ha scatenato gli appassionati di modulistica. E non parliamo di burocrazia.

Dal 4-3-3 al 4-2-3-1: che poi non era esattamente così, ma in tanti hanno visto di questo accorgimento tattico una svolta storica tipo il crollo del muro di Berlino. La salutare vittoria contro il Verona ha dato ragione a un allenatore che ha così messo un piede fuori dall’ombra dimostrando di avere in pugno la squadra, cosa della quale era difficile dubitare, visto che il 90 per cento dei giocatori devono a lui quella cura detox che li aveva strappati da stagioni di calcio minore. A chi dice che è il Verona è poca cosa è possibile rispondere che anche i lettoni valevano La Rufina e che i turchi non sono esattamente il Real Madrid.

La Fiorentina giocava più che altro contro le proprie ombre. Vincere era una questione esistenziale. Fatto. In mezzo a tutto questo confuso poco o niente spunta sempre lui, il piccolo grande Lucas. Torreira a cena con Batistuta e Gonzales, Torreira che abbraccia Quarta. Poi un gelato dal Badiani, un caffè al bar Marisa, un aperitivo con Nardella, sulla tramvia verso Scandicci e una sosta all’Ipercoop di Ponte a Greve. Non c’è niente da fare: Firenze non ti si stacca dal cuore. Lo ha detto anche Iakovenko. Solo che Torreira qualcosa di buono l’ha fatto, eccome se l’ha fatto. Ps. Diceva il maestro Trap: quando ti criticano, dimostra coi fatti che si sbagliano. Bravo Ikone. L’orgoglio è una cosa seria.