Batistuta: "Per la Fiorentina mi sono distrutto le caviglie ma ne è valsa la pena"

Gol, emozioni, titoli: i cinquant’anni da leggenda di Batigol

Gabriel Omar Batistuta

Gabriel Omar Batistuta

Firenze, 29 gennaio 2019 - Venerdì Batistuta compirà 50 anni, molti di questi li ha passati in giro per il mondo a fare il serial killer di portieri considerando il calcio un mestiere, non una passione, perché con il lavoro e i soldi non si scherza. Neanche con la memoria, infatti la storia di Bati è diventata un docu-film intitolato «El numero nueve», poca fantasia ma altre scelte in effetti non c’erano per il contributo sentimentale su celluluoide girato a Firenze, il posto dove è nato un amore romantico e calcisticamente pornografico (331 presenze, 203 reti), l’ombelico del mondo dove Gabriel torna sempre quando può, accolto più che mai da star.

La notizia del film è stata data a fine ottobre in Palazzo Vecchio alla presenza del sindaco, con Bati in giacca Principe di Galles e capelli corti, un bel signore emozionato: «Ho accettato che si facesse un docu-film sulla mia vita per far capire ai ninos dei posti dove ancora vivo che tutto è possibile grazie alla volontà. Questo lavoro è servito anche a me per comprendere come la gente di Firenze si sia arrabbiata tanto quando sono andato alla Roma». Quello sì che fu uno choc. «Batistuta è incedibile», aveva fatto scrivere Vittorio Cecchi Gori su uno striscione esposto in balaustra... Era il 1998, due anni dopo la Fiorentina si stava clamorosamente avviando verso uno dei periodi più cupi della sua storia e il sacrificio di Bati – accolto come un ultra mercenario quando tornò al Franchi con la maglia della Roma – riassestò un poco il bilancio. Subito lo scudetto vinto di schianto a Roma, con le solite infiltrazioni alle caviglie come quando giocava a Firenze. Il senso del dovere prima di tutto: Gabriel segnava per contratto, questo gli altri volevano da lui. Quasi mai nel tempo libero guardava in Tv partite di calcio: «Mi annoio», diceva agli amici. E non scherzava.

Salto in avanti verso Bati in giacca Principe di Galles, con il microfono in mano e il sindaco di Firenze accanto. Diciotto anni dopo, la confessione nel palazzo del potere della città più amata: «Allora feci una scelta da professionista, per raggiungere qualcosa che alla Fiorentina non avevo vinto. Ora capisco il sentimento della gente nei miei confronti e a mia moglie continuo a dire che passa il tempo, ma non capisco perché i fiorentini mi dimostrino ogni giorno il loro affetto... Un affetto che sento in maniera maggiore rispetto a quando pensavo solo ad allenarmi e alla prossima partita. E pensare che Firenze, così antica nei suoi monumenti e nei suoi palazzi, all’inizio non mi piaceva neanche. Oggi ho capito che è valsa la pena rompersi le caviglie per la maglia viola. Ora mi godo l’affetto della gente e raccolgo quello che ho seminato quando giocavo». Venerdì Bati compirà cinquant’anni e in Argentina – dove festeggerà con la famiglia – fa un bilancio: «Il calcio di oggi mi piace ma non provo le stesse emozioni di quando giocavo. Le sento nelle finali che mettono in palio qualcosa, ma la vera emozione la provo quando penso ai miei genitori, alle mie sorelle e alla mia famiglia che sono i veri trofei della mia vita, e che mi hanno permesso di raggiungere questa età così impegnativa». Vai Bati, per Firenze sei sempre stato incedibile.

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