Papa Francesco a Firenze, le storie dei 49 rifugiati che lo incontreranno

Anosh è un chirurgo pediatrico, Azreakhsh è scappato talebani, Lina svolgeva la professione di insegnante e Joseph è sbarcato a Lampedusa

Papa Francesco

Papa Francesco

Firenze, 24 febbraio 2022 - Dalla guerra all’incontro con il Papa, per lanciare un messaggio di speranza e di inclusione. Questo l'obiettivo dell'iniziativa che domenica mattina a Palazzo Vecchio vedrà  49 rifugiati incontrare Papa Francesco in occasione dell'Incontro tra i vescovi e i sindaci del Mediterraneo. I rifugiati, donne e uomini, provenienti da vari Paesi dell’Africa e del Medio Oriente, hanno alle spalle storie difficili e una ‘nuova vita’ a Firenze, la città che li ha accolti e inseriti nei percorsi di integrazione.

I rifugiati sono tutti molto emozionati - spiega Sara Funaro, assessore de Comune di Firenze all'educazione e al welfare - abbiamo cercato di selezionare famiglie che possano essere rappresentative di tutto il percorso di inclusione, partendo dalla primissima accoglienza, da quelli che arrivano sul territorio ed entrano nel sistema fino alle famiglie che sono già integrate”. I rifugiati selezionati sono inseriti nei percorsi di accoglienza e integrazione con la fondazione Solidarietà Caritas, dalla Diaconia Valdese, dall'associazione 'Cinque pani e due pesci' e dalla cooperativa sociale 'Il Girasole'. "Le persone scelte - racconta Riccardo Bonechi, direttore della Caritas diocesana - hanno una loro storia di inclusione nelle realtà che  Firenze gli ha voluto offrire. A nostro modo di vedere ha avuto un grosso significato perché  queste persone hanno poi trovato un'abitazione e un lavoro, seppure con delle difficoltà. Si tratta per la maggior parte di nuclei familiari proprio perchè abbiamo voluto dare un senso, non solo culturale e geografico ma anche spirituale a queste famiglie, anche se non sono tutte della nostra religione".  Mohamad Anosh e la moglie Reha, Mohammad Azreakhsh e Joseph sono 4 dei 49 rifugiati scelti per l'incontro, una piccola goccia della ampia comunità proveniente da Afghanistan, Etiopia, Siria, Somalia, Costa d'Avorio, Eritrea e Nigeria, Repubblica democratica del Congo, Ghana e Mali. Un mondo in fuga da guerre e violenza, povertà e desertificazione.

Anosh e Reha, sono afghani e vivono insieme alle due figlie piccole, una frequenta la scuola dell'infanzia, l'altra quella elementare. Tutta la famiglia ha ottenuto lo status di rifugiato e attualmente sono in corso le pratiche per il rilascio del permesso di soggiorno connesso all'asilo politico. Anosh è un chirurgo pediatrico e vorrebbe riuscire a esercitare la professione anche in Italia mentre la moglie era un'attivista per i diritti umani e ha collaborato a diversi progetti realizzati in Afghanistan dal Cospe. Tra un mese la famiglia si allargherà con l'arrivo in Italia del terzo figlio e forse del fratello di Reha, con l'intenzione di dedicarsi all'università. Anche Azreakhsh è uno dei migranti afghani scappati con il ritorno al potere dei talebani. Fin dall'arrivo in Italia i suoi figli sono stati inseriti, grazie anche alla collaborazione dell'Istituto Universitario Europeo, presso la scuola dell'infanzia e l'asilo nido.

Tutta la famiglia ha ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato ed è già in possesso del permesso di soggiorno per asilo politico. All'appello mancano però genitori e fratelli che non sono riusciti a lasciare il Paese durante le evacuazioni. Azreakhsh è un tecnico informatico ed attualmente collabora con l’Ue proprio nel settore in cui si è specializzato, riuscendo a portare avanti il suo percorso professionale. La moglie Lina, invece, è laureata in Scienze biologiche ed in Afghanistan svolgeva la professione di insegnante. Infine c’è Joseph, 28 anni, di origine nigeriana, che è sbarcato a Lampedusa qualche anno fa dopo un viaggio di anno e mezzo, passando anche per la Libia. Si è trasferito a Firenze nel 2017 in occasione di un tirocinio e non se ne è più andato. Ancora oggi è un collaboratore della Fondazione Caritas e va nelle scuole cittadine a raccontare la propria testimonianza di vita. 

Maurizio Costanzo