
Risata (foto Ansa)
Firenze, 4 maggio 2025 – Oggi si celebra la Giornata Mondiale della Risata. E sono tanti i campioni dell’umorismo che sono nati in Toscana, da Roberto Benigni a Leonardo Pieraccioni, da Giorgio Panariello a Francesco Nuti, da Alessandro Paci a Massimo Ceccherini. A Lucca si è appena concluso il Festival della Risata, che ha avuto tanti ospiti all’insegna del divertimento: da Rocco Papaleo agli autori di “comic news” di Lercio.it che hanno portato la satira e la risata ad esplodere nella rete; dall’attrice fiorentina Katia Beni, fino al cantante e vignettista Max Paiella passando per il lancio dell’esordiente Graziana Allegra. Dalla Toscana al mondo: Paese che vai, ironia che trovi. L’umorismo è profondamente legato alla cultura, alla lingua e al contesto sociale. Proprio per questo, le sue espressioni possono variare sensibilmente da un Paese all’altro, rendendo non sempre immediata la comprensione delle battute per chi non condivide gli stessi codici culturali o linguistici. In occasione della Giornata Mondiale della Risata, Babbel, l’app che promuove la comprensione reciproca attraverso le lingue, ha esplorato come le diverse culture esprimono la risata nei contesti digitali e le complessità legate al modo in cui l’umorismo si interpreta nei vari Paesi. Ridere online: le onomatopee della risata nel mondo da “ahahah” a “kkk” fino a “555” Sebbene la risata sia una manifestazione di gioia universale, il modo in cui viene espressa online varia da una lingua all’altra, riflettendo le peculiarità culturali di ogni Paese. Come spiega Esteban Touma, Senior Content Producer e insegnante di Babbel, si tratta, in molti casi, di onomatopee, ovvero trascrizioni scritte che “imitano” suoni reali; in questo caso il suono della risata, così come percepito nella propria lingua madre. In Italia, Francia e Germania è comune usare trascrizioni fonetiche come “ahahah”, mentre in Spagna si scrive “jajaja”, seguendo la pronuncia aspirata della lettera “j” (“jota”). In Brasile, invece, spopolano espressioni come “kkkk”, che riproducono il suono della risata, e “uahsuahs” o “haushaus”, forme volutamente disordinate che imitano una risata incontrollata e spontanea, quasi scritta “a caso”. In Giappone, si utilizza invece “w”, derivato dal verbo “warau” (“ridere”): più “w” vengono aggiunte (“www”), più la risata è intensa. O ancora, in Thailandia la risata si esprime con i numeri: il “5” si pronuncia “ha”, per cui “555” equivale a “hahaha”; più cinque di fila si aggiungono, più la risata risulta fragorosa. Ridere online non è più solo questione di LOL: oggi è IJBOL, TNTL o quasi casualità Se “LOL” (“Laughing Out Loud”) e “LMAO” (“Laughing My Ass Off”) hanno dominato le chat per anni, oggi sembrano essere caduti in disuso tra i più giovani. Le nuove generazioni, in particolare la Gen Z, preferiscono esprimere la propria risata con alternative come “IJBOL” (“I Just Burst Out Laughing”, traducibile come “sono appena scoppiato a ridere”) o sigle più criptiche come “TNTL”, “Trying Not To Laugh” (“sto cercando di trattenermi dalle risate”) usate spesso in tono ironico. In alcuni casi, la risata si può trasformare anche in una sequenza casuale di lettere, una stringa di caratteri caotici che simula una risata irrefrenabile, diventata comune soprattutto su piattaforme social più popolari tra i giovani, come TikTok. Anche in altri contesti linguistici si ricorre ad acronimi creativi: in Francia si usa “MDR” per dire “Mort De Rire”, “morto dal ridere”, mentre in Brasile si usa “rsrs”, forma abbreviata della parola “risos” (“risate”). Per le culture ispanofone, invece, si può trovare “lolazo”, una versione enfatizzata di “LOL” per indicare qualcosa di particolarmente spassoso. Questi codici non solo rivelano l’evoluzione dell’umorismo nelle chat, ma riflettono anche il modo in cui si comunica nell’era del “doomscrolling”. In un contesto dove gli utenti scorrono senza sosta tra notizie e contenuti emotivamente contrastanti, questo stile di scrittura diventa un modo per esprimere una reazione impulsiva e non filtrata.
Maurizio Costanzo