Firenze, allarme aggressioni ai sanitari a Sollicciano: 38 in un anno

Sequino: “Decine di accessi impropri in infermeria di detenuti non scortati. Si parla di una media di 50-70 casi al giorno, il rischio errori è in agguato”. L’allarme di NurSind: “Situazione fuori controllo, servono interventi”

Carcere (immagine di repertorio)

Carcere (immagine di repertorio)

Firenze, 26 aprile 2024 - Non solo detenuti e agenti penitenziari: anche gli infermieri che lavorano nel carcere fiorentino di Sollicciano vivono condizioni inaccettabili. “Nel 2023 - spiega Salvatore Sequino, coordinatore Toscana Centro del Nursind - ci sono state 38 segnalazioni di aggressioni a infermieri e Oss. Numeri importanti, ai quali vanno aggiunte decine di offese verbali e minacce che i colleghi non hanno voluto mettere nero su bianco. E dall’inizio dell’anno sono già i casi che ci sono stati riferiti”. L’altro problema, secondo Sequino, riguarda la quantità esagerata di accessi impropri nell’infermeria del carcere di reclusi non accompagnati dagli agenti. “Parliamo - spiega il coordinatore Toscana Centro del sindacato delle professioni infermieristiche - di un numero che oscilla tra i 50 e i 70 al giorno. Questo comporta oltre all’interruzione delle attività in corso con relativo rischio di errore, a un aumento esagerato dei carichi di lavoro. Senza dimenticare il rischio di aggressioni, spesso verbali e a volte anche fisiche”. Nei giorni scorsi si sono recati in visita al carcere di Sollicciano il parlamentare fiorentino Federico Gianassi, capogruppo del Pd in commissione Giustizia, e la deputata Debora Serracchiani, responsabile nazionale Giustizia del Pd. “A loro vorrei ricordare - conclude Sequino - che anche il personale sanitario è vittima della difficilissima situazione che si vive all’interno degli istituti di pena. La situazione è fuori controllo, servono interventi. Sarebbe opportuno un incontro con la direzione del carcere di Sollicciano per concordare una ridistribuzione degli spazi interni dedicati all’assistenza sanitaria affinché questi colleghi non siano alla mercé dei detenuti”.

Maurizio Costanzo 

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