Non solo guerra, la speranza è l'ultima a morire: il nuovo romanzo di Francesca Ceccherini

È il quinto romanzo scritto dall’autrice toscana che vive a Firenze, incastonato nell’originale saga di Sofia e Giovanni

La copertina del libro

La copertina del libro

Firenze, 8 febbraio 2024 – S’intitola "Non solo guerra - La speranza è l'ultima a morire" (edito da Porto Seguro), l’ultimo romanzo di Francesca Ceccherini. È il quinto romanzo scritto da Ceccherini, incastonato nell’originale saga di Sofia e Giovanni, due personaggi che commuovono e fanno sognare il lettore introducendolo nella loro storia d’amore. Ceccherini è nata a Foiano della Chiana ma oggi vive a Firenze, ed è una psicoterapeuta in pensione. Ogni romanzo offre un mix di emozioni scaturite da misteri, colpi di scena, sentimenti contrastanti, intrecci familiari nuovi e vecchi, che affiorano di volta in volta creando nuovi personaggi e nuovi scenari. Trentacinque anni di esperienza professionale come psicoterapeuta hanno dato la possibilità all’autrice di accedere a una varietà straordinaria di spunti di riflessione, finalizzati a una fioritura letteraria che nasce dal presupposto che ogni vita merita un romanzo. I pazienti che affrontano un percorso psicoterapeutico arrivano con le spalle curve, appesantite da drammi di vario genere, che cedono fiduciosi a una sorta di genitore putativo: il terapeuta. Questo personaggio, come un buon samaritano, si adopera per mitigare il dolore psicofisico cementato nella psiche del paziente, timoroso della sua cronicità. La psicologia le chiama “credenze limitanti”: esse rappresentano il frutto di pensieri irrazionali, che si radicano nella mente di un individuo sino a diventare un ostacolo alla libertà di pensiero, al benessere, al raggiungimento di obiettivi, ai sogni di un cassetto rimasto a lungo chiuso per la perdita temporanea della chiave. “Panta rei”, recita il filosofo greco Eraclito. Dunque tutto scorre e si trasforma, alternando gli opposti. Il dolore sovrasta la speranza, la paura prevarica il coraggio, la tristezza domina sulla gioia, fintanto che gli opposti si capovolgono e danno inizio a una nuova danza: allora la speranza prevale su tutto. Pertanto, per riuscire ad affrontare e a cambiare le credenze limitanti di ogni singolo paziente, il terapeuta deve mettere in atto un processo di scandaglio in profondità nella sua vita, fondamentale per favorire la sua crescita personale. Le persone sono diverse, come lo sono le loro esperienze personali. L’avvocato, la giornalista, l’assistente sociale, il medico specialista, l’insegnante, non sono solo categorie professionali che incontriamo lungo il percorso di questo romanzo, ma sono particolari storie vere che affrontano gioie e dolori, come potrebbe capitare a ognuno di noi, in base all’abito professionale che decidiamo di indossare per recitare la commedia della nostra esistenza. La psicoterapeuta si imbatte nella giornalista, un’inviata speciale che si trova alle prese con l’agghiacciante e mostruoso scenario delle guerre, testimone di terrore e resurrezione, vita e morte, assassini ed eroi. Conosce medici compassionevoli, desiderosi di salvare vite umane in terre lontane, prive delle più elementari risorse di sopravvivenza. Questi, tra le macerie della guerra, assistono con stupore alla fioritura di una straordinaria storia d’amore. Ci sono anche l’assistente sociale messa a dura prova da una misteriosa adozione; l’avvocato di uno studio prestigioso, che affronta cause pro bono mettendosi gratuitamente a disposizione di persone povere ed emarginate, ignaro di nascondere nel contempo scomodi segreti; l’insegnante alle prese con un caso particolare di baby bullismo. Infine la psicoterapeuta è chiamata ad aiutare nell’elaborazione del lutto, confrontandosi anche con le apparizioni misteriose dei cari defunti, i quali volevano offrire il loro aiuto per far superare il dolore della perdita. In tutti questi casi, risplende la personalità positiva della protagonista (e anche dell’autrice), mostrando con chiarezza ciò che è indicato dal titolo: “la speranza è l’ultima a morire”. Maurizio Costanzo 

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