
Ugo De Vita
Firenze, 11 ottobre 2020 - Autore, regista e docente universitario, Ugo De Vita, romano di nascita ma fiorentino di adozione, ha presentato su Radio Rai nei giorni scorsi i suoi "Gialli di Sport" a "Zona Cesarini", con il primo di una serie di appuntamenti legati ad alcuni enigmi dello Sport, racconti "noir" ispirati a storie di cronaca nera di grandi atleti, tradotti in materia letteraria. "Storie da raccontare - i gialli dello sport" (Del Manto Editore) - esce in volume il 19 ottobre, distribuito in Toscana nelle edicole e le librerie da Giorgi. Nel libro sono raccolte dodici storie "nere" di Sport: Senna, Serse Coppi, Cerdan, Cravan, Gratton, Saarinen, sono solo alcuni dei grandissimi campioni protagonisti di racconti che riportando i fatti, senza orpelli e divagazioni, ricalcando i canoni dei romanzi psicologici e dei thriller, legati a a delitti, sparizioni enigmatiche e incidenti mortali. Storie vincolate ad un destino avverso che hanno denominatore comune il fato e la "ferita" nella memoria collettiva, perché i campioni che ne sono protagonisti, sono gli stessi che ci hanno fatto sognare.
Origine del lavoro sono state le lezioni del corso universitario che De Vita tiene a Roma, il Master rivolto agli studenti del Dams "Officina della poesia, il teatro e le arti". "In emergenza Covid costretti alle lezioni in remoto - spiega Ugo De Vita - abbiamo dato vita ad un laboratorio di scrittura da cui è iniziato il lavoro, così oltre che di critica della letteratura, oggetto di studio è stata la sperimentazione e la scrittura. Sono affiorate queste storie di campioni, volti e vicende di misteri irrisolti. Tra queste ho potuto ripercorrere la tragica vicenda di Guido Gratton, scudettato del '56, giunto ragazzo a Firenze, il "toro" friulano di nascita, tornato a fine carriera nella città che aveva nel cuore, attraverso il tennis e il suo circolo a Bagno a Ripoli, aveva vissuto una seconda magnifica giovinezza. Era stato nell' undici Viola della finale di Coppa dei Campioni al Bernabeu contro il Real di Gento ed era divenuto a cinquant'anni con una nidiata di bambini istruttore federale. "Proprio nella casetta interna al circolo, fu sorpreso e massacrato nella notte tra il 16 e il 17 novembre del '96, da almeno tre sconosciuti mai identificati, in quella che fu in tutta probabilità una rapina finita male" ricorda De Vita. Mori il 26 novembre dopo dieci giorni di agonia, per il suo delitto non furono mai trovati colpevoli, lasciò i suoi cari e la città di Firenze sgomenti.