Parroco indagato per violenza sessuale, la lettera ai fedeli: "Mi autosospendo"

Pietramala, don Emanuele si congeda "in attesa che sia provata la mia estraneità"

Don Emanuele Dondoli (Fotocronache Germogli)

Don Emanuele Dondoli (Fotocronache Germogli)

Pietramala (Firenze),  24 agosto 2019 - Il Pievano di Pietramala, don Emanuele Dondoli ha deciso di autosospendersi. Ieri ha preparato una lettera indirizzata ai parrocchiani dove spiega che la scelta è dettata dalla necessità di tutelare la propria comunità. E aggiunge che si prenderà questo tempo anche per raccogliere le energie necessarie «a difendersi da accuse gravi e infondate» per le quali si dice «speranzoso in una pronta soluzione».

E’ così il parroco, accusato di violenza sessuale, a farsi da parte, prima che arrivino provvedimenti dalla Diocesi, che ha aperto un’inchiesta. E la piccola comunità parrocchiale, poco più di 200 anime a Pietramala, resta in questo momento senza prete. E lo stesso a Le Valli, Montalbano, tutte piccole parrocchie nel comune di Firenzuola seguite da don Emanuele.

Don Emanuele Dondoli farà leggere alla messa prefestiva del sabato pomeriggio la lettera indirizzata ai parrocchiani in cui comunica "la decisione sofferta di prendere un periodo di riposo a seguito delle accuse infamanti comparse sui media negli ultimi giorni". "La decisione in questione - scrive sempre don Dondoli - è molto dolorosa visto l'affetto che mi lega tutt'ora a voi tutti, ma è doverosa proprio per tutelare la comunità, la casa di riposo e i miei confratelli da eventuali aggressioni mediatiche che certo vi comporterebbero tanta sofferenza. Il periodo che ho deciso di prendermi - scrive ancora - servirà per permettermi di difendermi nelle opportune sedi, da accuse destituite di ogni fondamento. Prego per tutti - conclude - nessuno escluso (anche per chi mi ha denunciato)".

Inoltre nella stessa lettera don Dondoli afferma che le "accuse destituite di ogni fondamento" sono "contenute in una denuncia", quindi confida ai fedeli "la speranza che la verità emerga e che io possa ritornare felicemente in mezzo a voi".

Nel paese di Pietramala c’è poca voglia di commentare quello che per tutti è stato un fulmine a ciel sereno. «Nessuno di noi - dice un residente - si immaginava un fatto del genere, mai c’erano state lamentele di qualsiasi genere, mai una chiacchiera, niente di niente. Ho parlato con diverse persone, c’è un profondo disagio, ma soprattutto c’è dolore e incredulità».

Quasi tutti preferiscono tenere le bocche cucite, ma lo sconcerto lo si percepisce tutto. Anche se pare di avvertire, in alcuni casi, un certo distacco. Il pievano viene descritto come persona un po’ solitaria, che non faceva gruppo: «Difficile si mettesse a parlare con qualcuno per strada, e io non l’ho mai visto al bar». Eppure a Pietramala è parroco dal lontano 1992. Sostituì don Francesco Saverio Bazzoffi, sacerdote molto attivo e molto noto, prima a Pietramala e poi a Santa Lucia, nel comune di Barberino di Mugello, per le centinaia di persone che giungevano ogni settimana da lui per ricevere la benedizione e farsi liberare da presunte possessioni o angosce interiori.

Ancora a Pietramala vi sono i segni dell’impegno del predecessore di don Emanuele: accanto alla chiesa si sale verso una suggestiva e artistica Via Crucis, fatta realizzare da don Bazzoffi da un bravo scultore mugellano, Marco Lukolic, e al termine vi si trova una «Madonnina», una grande statua della Madonna, in pietra bianca. Ma entrando in chiesa si percepisce - e lo confermano gli abitanti - che l’attività pastorale sia piuttosto ridotta, al di là delle mansioni ordinarie, messe, battesimi, funerali, cresime, comunioni e catechismo.

Anche se a Le Valli, fa notare un parrocchiano, si è impegnato per rimettere a posto la chiesa. Non faceva gruppo nemmeno con i confratelli, ormai pochi nella pur vasta, ma scarsamente abitata, area firenzuolina, e alle riunioni periodiche che i parroci della zona sono soliti tenere, don Emanuele era sempre quello meno presente. E in paese c’è chi racconta di un carattere piuttosto spigoloso e diretto. «Io lo conosco e non ci credo - testimonia però una signora-. Prima di buttare la croce addosso a una persona bisogna essere certi. Si giudica con troppa facilità».

Altri puntano già il dito. Ma la gran parte preferisce al momento tacere: «Siamo tanto amareggiati e disorientati -dice una donna -. Io faccio fatica a credere che abbia compiuto certi atti. Saranno tutte vere le cose che sono state raccontate?».

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