Vaccinata con tre dosi da febbraio "Eppure devo pagare la multa"

Una donna che lavora nel dipartimento della pubblica sicurezza ha ricevuto l’avviso del procedimento "Avevo preso l’appuntamento nei tempi previsti ma poi è slittato di pochi giorni, è un’ingiustizia"

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Tre dosi di vaccino obbligatorie fatte, ma ha comunque ricevuto la lettera dell’avvio del procedimento sanzionatorio – di 100 euro - da parte del Ministero della Salute (tramite l’Agenzia delle Entrate) per non avere ottemperato alla legge. E’ successo a T.C., 56 anni di Gambassi Terme, che aprendo la busta ha strabuzzato gli occhi. "Sono anche a casa dal lavoro perché ho preso il Covid – racconta – Questa comunicazione suona davvero come una beffa". La donna, in quanto dipendente del dipartimento della pubblica sicurezza, era tenuta a sottoporsi anche alla dose booster. "Vaccinazione che avrei comunque fatto perché sono una persona oncologica", precisa lei. La donna ha ricostruito tutti i passaggi per darsi una spiegazione del perché le sia arrivata la lettera, che di fatto dovrebbe essere indirizzata soltanto agli over 50 che entro il primo febbraio non risultavano in regola con l’obbligo vaccinale.

"La dose booster l’ho fatta il 3 febbraio, ma perché prima non ho trovato un posto libero. Quando ho preso l’appuntamento - precisa - ero ampiamente nei termini prescritti dalla normativa". La vaccinazione è slittata di un paio di giorni perché la donna non riusciva a trovare una struttura sanitaria dove potessero farle il vaccino Pfizer, come per le due precedenti iniezioni. "Le prime due vaccinazioni le ho fatte in ospedale perché sono una paziente oncologica – spiega – Per la terza dose, però, nessuno mi ha chiamata, così ho dovuto prenotarla da sola in una Casa della Salute. Siccome ho avuto problemi di allergia con la chemio mi è stato consigliato di proseguire con il Pfizer, evitando il Moderna che in quel momento era quello che veniva somministrato negli hub. Trovare un punto vaccinale che potesse farmi l’altro tipo di vaccino non è stato facile, né immediato".

Nonostante i due giorni di ritardo, per la donna non ci sono stati problemi sul lavoro. "Avendo quindici giorni di tempo per mettermi in regola non ho avuto né la sospensione dall’attività lavorativa né del pagamento dello stipendio. Insomma, ero assolutamente tranquilla". Adesso la donna ha dieci giorni di tempo per inviare all’azienda sanitaria locale le motivazioni che hanno causato il differimento del vaccino. "Ho inviato subito una mail con allegato il mio libretto vaccinale spiegando anche che avevo preso l’appuntamento entro i termini previsti. Purtroppo, però, non posso documentarlo con prove scritte perché la data della prenotazione non è stata registrata dalla struttura. Spero che le spiegazioni fornite siano sufficienti e che l’iter si interrompa qui. Quello che è stato adottato - conclude - è un metodo accusatorio che costringe il cittadino a difendersi producendo prove a sua discolpa". Se l’Asl considererà non idonee le ragioni esposte, l’iter andrà avanti. Ed entro i successivi 180 giorni l’Agenzia delle Entrate notificherà alla donna l’avviso di addebito.

I.P.

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