GABRIELE CANE’
Cronaca
Editoriale

Troppi errori, ma qui il Var non può toglierli

Come quelle partite di calcio che iniziano con un gol in fuorigioco e un rigore non visto. Un errore tira l’altro. Fino alle fine. La partita del nuovo Franchi, o comunque dello stadio della Fiorentina (il che può non essere la stessa cosa), assomiglia a una partita di questo genere. Incominciata con il piede sbagliato, proseguita zoppicando, con il rischio di finire in carrozzella. Senza voler stabilire a priori se è nato prima l’uovo o la gallina, se sia colpa dell’uno o dell’altro. Sta di fatto che la ristrutturazione dell’impianto in cui ha giocato, e dove in fondo può giocare solo la Fiorentina, non sta bene alla Fiorentina medesima. Anzi, sta sempre peggio. A differenza di quanto sosteneva Aldo Moro, infatti, le parallele non convergono mai: le posizioni della società e di Palazzo Vecchio da sempre sono e rimangono parallele, anche a prescindere dal rinnovo della concessione. E se solo si sfiorano, capita di assistere a "casualità" tipo la lettera di diffida di inizio lavori dei viola, e a seguire un’immediata mobilitazione delle ruspe in curva Fiesole. Una coincidenza, ovviamente. Con il risultato, però, che il problema diventa ogni giorno di più un problemone. Anche perché nel frattempo continuano a mancare molti milioni, 50 o 100 che siano. Non pochi, o forse di più, visto che mai si è visto un cantiere chiudere con il costo previsto all’inizio. Indicare adesso una soluzione significherebbe avere doti divinatorie. Ma chiunque guiderà la prossima amministrazione, e Commisso, non potrà certo riproporre in questi termini la gestione della vicenda Franchi. Servirà un tavolo serio, realistico, coerente. Che porti a una decisione condivisa anche dalle istituzioni nazionali se non si vorranno vedere gli Europei solo in tv. Perché ci sono in ballo tanti soldi nostri, le sorti della squadra e di un quartiere. E non c’è nessun Var per rimediare agli errori.