Per la più alta in grado degli agenti di polizia penitenziaria, accusati di torture in danno di due detenuti, è stata chiesta anche la pena più elevata: otto anni, la conclusione del pm Christine Von Borries nel procedimento, con il rito abbreviato, a cui hanno aderito i dieci agenti sotto accusa. Un anno, invece, la richiesta di condanna più bassa avanzata.
La procura ha chiesto anche il processo per due medici, in servizio nell’infermeria del penitenziario e accusati di aver coperto le violenze compilando certificati medici falsi, che non hanno chiesto riti alternativi.
Tre i presunti pestaggi finiti al centro delle indagini, avvenuti tra il 2018 e il 2020. Nell’ufficio dell’ispettrice sarebbe avvenuto il più violento degli episodi contestati, il 27 aprile 2020, vittima un detenuto marocchino, colpevole di aver protestato insultando un agente.
L’uomo sarebbe stato portato nell’ufficio e poi, davanti all’ispettrice, picchiato da sette agenti con pugni e calci fino a lasciarlo a terra senza fiato e procurandogli la frattura di due costole.
Prima di essere portato in infermeria, sarebbe stato inoltre condotto in una stanza di isolamento, costretto a togliersi i vestiti e lasciato nudo per alcuni minuti per umiliarlo.
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