Tarapìa tapiòco: la supercazzola compie 45 anni e da 5 è nel vocabolario

Continua il successo delle gag di "Amici Miei" con i modi di dire senza senso che non dicono nulla, ma che sembrano dire tutto

Ugo Tognazzi e la "supercazzola" al cimitero (da Youtube)

Ugo Tognazzi e la "supercazzola" al cimitero (da Youtube)

Firenze, 18 novembre 2020 - "Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo?". No, non scherziamo: la "supercazzola", l'insieme di modi di dire senza senso che non dicono nulla, ma che sembrano dire tutto (cogliendo di sorpresa l'interlocutore che resta disorientato), 5 anni fa è entrata nel vocabolario Zingarelli  e nel novembre del 2019 è stata addirittura oggetto di un incontro all'università di Firenze. 

 

 

A rendere celebre questo termine  (e le gag irresistibili che fanno parte della  "fenomenologia della supercazzola" sono stati i film di "Amici Miei", soprattutto i primi due diretti da Mario Monicelli nel 1975 e nel 1982 ( il terzo è di Nanni Loy del 1985) con gli indimenticabili Gastone Moschin, Adolfo Celi, Philippe Noiret, Duilio Del Prete, Renzo Montagnani e Ugo Tognazzi che, nel ruolo del Conte Mascetti, è il vero re della "supercazzola" (o "supercazzora" secondo alcune versioni). La nascita di questo nonsense è attribuita da alcuni a Corrado Lojacono e da altri a Marcello Casco.

 

Un modo di dire che diventa molto popolare a Firenze (dove sono ambientati i film puntando sulla tipica ironia del capoluogo toscano), ma anche in tutta Italia, grazie ad alcune scene memorabili come quella del vigile davanti al bar del Necchi oppure quella dello sfacciato parcheggio del Conte Mascetti proprio sullo spiazzo antistante la chiesa di San Miniato e il cimitero monumentale, solo per citarne due. Adesso, a 45 anni dal primo "Amici Miei" (doveva dirigerlo Pietro Germi, ma dopo la sua prematura morte fu sostituito da Monicelli) si celebrano anche i 5 anni dall'ingresso ufficiale nella lingua italiana del termine supercazzola con questa definizione dello Zingarelli: "Parola o frase senza senso, pronunciata con serietà per sbalordire e confondere l'interlocutore". Per dirla con il Conte Mascetti, è un po' "come se fosse antani".

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