"Non avrei mai pensato di ritrovarmi in una situazione simile, di subire una condanna che mi sembra veramente ingiusta". Fernando Colao, chirurgo fiorentino di fama internazionale, fissa sul tavolo la sentenza firmata dal giudice del tribunale di Firenze Virginia Mazzeo che lo ha condannato, con sospensione della pena, a un anno e otto mesi per stalking. A fianco ha il suo fedele labrador di undici anni, tra i primi "colpevoli" nella singolare vicenda giudiziaria. Il chirurgo 61enne, secondo l’accusa, avrebbe infatti lasciato che i suoi tre ’criminali’ a quattro zampe abbaiassero chiusi in giardino dal 2015 al 2020, fino a generare l’esasperazione di un vicino, continuamente infastiditi dal rumore e costretti a stare con le finestre chiuse. Un caso più unico che raro, il primo in Italia in cui la responsabilità penale per atti persecutori viene riconosciuta direttamente al padrone di un animale, poiché non avrebbe impedito la situazione.
Mentre ci mostra il recinto – ben isolato e lontano dalla casa del suo denunciante – costruito proprio per evitare che i tre animali disturbassero, Colao specifica che "quasi tutti i vicini hanno un cane, e capita che possano nascere cori di latrati: ma la colpa non è di nessuno, in quanto è nella loro natura". Quanto all’accusa che i tre labrador fossero lasciati soli per lunghi periodi, Colao ribatte: "Non ho mai lasciato da soli i cani per lunghi periodi, in quanto anche se mi muovo per svolgere la mia professione di chirurgo tra Roma e Firenze non significa che abbia mai abbandonato i miei cani. Anzi, la casa è sempre abitata dalla mia compagna e spesso da mia figlia".
ll disturbo, si legge ancora, sarebbe stato percepito e lamentato anche da altri vicini accanto alla sua abitazione. "Non è assolutamente vero – aggiunge –, sono in ottimi rapporti con loro – aggiunge –, non ci sono mai stati attriti su questo tema. Ho provato più volte a dirlo durante il processo, ma senza esito".
Colao, che oltre a medico di grande spessore è anche fondatore del premio scientifico per la chirurgia ortopedica “Scaglietti-Dini” (arrivato alla sua quinta edizione a Pietrasanta), ci tiene a sottolineare come "questa sentenza sia anche una fotografia della società in declino che ci circonda, intrisa di aggressività e ingiustizia". Più volte infatti "ho tentato di dialogare con il mio vicino – conclude –, passando sopra anche a comportamenti al limite della legge, e adesso mi ritrovo coinvolto in questo episodio increscioso e del tutto surreale". I legali del professore, intanto, stanno già preparando il ricorso alla Corte di appello di Firenze.
M.p.