GIOVANNI SPANO
Cronaca

Violenze e maltrattamenti, assolto il figlio di Staino

L'uomo era stato denunciato dall'ex moglie

L'avvocato Pier Matteo Lucibello

Firenze, 18 febbraio 2016 - Assoluzione "perché il fatto non sussiste" dalle accuse di maltrattamenti in famiglia e corruzione di minorenne, e non doversi procedere per violenza sessuale per Michele Staino, figlio del disegnatore Sergio. E’ la sentenza emessa dal tribunale (presidente Bouchard, a latere Bilosi e Pagliai) al termine del processo scaturito da una denuncia dell’ex moglie di Staino jr. dopo la richiesta di separazione presentata dall’uomo. Il pm Sandro Cutrignelli (nella foto) ha chiesto la condanna dell’imputato a 12 anni, richiesta alla quale si è associato il legale di parte civile, avvocato Francesco Ceccherini. 

Il non doversi procedere in ordine alla presunta violenza sessuale dipenderebbe dai tempi di presentazione della querela da parte della ex signora Staino: nel 2014, quindi lontana dai fatti, riferibili al 2009. Il pm ha sostenuto però che la violenza sessuale dev’essere considerata connessa ai maltrattamenti, reato per il quale si procede d’ufficio: e per tanto si deve valutare e giudicare a prescindere dalla tempistica della denuncia. Le motivazioni – tra novanta giorni – chiariranno gli aspetti che hanno indotto i giudici ad assolvere Staino. Accusa e parte civile hanno però già di fatto preannunciato il loro ricorso in appello. Soddisfazione dei difensori dell’imputato, gli avvocati Pier Matteo Lucibello e Alessia Lastrucci

La donna accusa l’ex di violenza prolungata, stupro e corruzione di minore: la figlia (nata nel 2009) della coppia. Parla di «irrefrenabili e continue pulsioni sessuali dell’uomo che lo portavano a pretendere da lei continui rapporti» E poi l’uomo si sarebbe «masturbato in modo ossessivo, anche di fronte alla figlia, vedendo siti porno». Sulla vicenda prese posizione a gennaio, con una lettera alla stampa, il vignettista Sergio Staino: definì la vicenda «una tragedia che si protrae, una «vicissitudine inimmaginabile, sulla quale abbiamo tenuto il silenzio, nonostante ne fossimo le vittime».