REDAZIONE FIRENZE

"Sono contrario a quel concorso Ma non scrivo lettere anonime"

La replica del professor Stefano Colagrande, citato nei colloqui intercettati tra il rettore Dei e la dg Sassi "La mia posizione l’ho espressa nel consiglio di dipartimento. No alle doppie carriere in ateneo e ospedale"

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Nei brogliacci delle intercettazioni agli atti dell’inchiesta sui presunti concorsi pilotati a Medicina, è stata trascritta una conversazione tra il rettore Luigi Dei, il prorettore Fabio Marra e la direttrice generale dell’Università di Firenze, Beatrice Sassi, riguardo all’opportunità e all’"interesse aziendale" di bandire una cattedra che avrebbe per "vincitore designato", secondo la ricostruzione della procura, un ospedaliero, il dottor Vittorio Miele, direttore del dipartimento di diagnostica per le immagini dell’Aou di Careggi. Su tale bando, era arrivata anche una lettera anonima, che i presenti, nei colloqui intercettati, attribuiscono al professor Stefano Colagrande, ordinario di radiologia.

Professor Colagrande, ha scritto lei quella lettera?

"La delazione anonima non mi appartiene. Sono stato abituato a parlare in fronte e firmare le mie idee. La mia posizione è stata apertamente espressa nelle sedi istituzionali e messa a verbale nel consiglio del dipartimento di Scienze Biomediche Sperimentali e Cliniche del giorno 23 ottobre 2019".

E qual è la sua posizione?

"Sono stato sempre contrario al concorso di cui si parla ritenendolo costoso e inutile. In questo

momento l’università ha necessità di molto lavoro di ricostruzione scientifica, didattica e morale. Servono giovani ricercatori che vogliano dedicarsi alla ricerca con onestà e passione, e non già per amore del titolo di professore".

Nella conversazione fra rettore, prorettore e dg di UniFi che abbiamo riportato domenica scorsa, si parla di "cioccolatino a un ospedaliero" riguardo alla cattedra da assegnare.

"Sono notoriamente avverso alla totale fusione fra ospedale e università in quanto ritengo debbano collaborare su piani diversi. Ben vengano le Scuole e l’azienda Ospedaliero-Universitaria, ma si faccia la separazione delle carriere. Secondo il mio parere, se si desidera fare il professore universitario, non si può fare altro: è un lavoro esclusivo. Quindi no a figure super-apicali che siano contemporaneamente a ricoprire più cariche direttive ospedaliere e universitarie. Al momento ci sono altre priorità, chiaramente visibili a coloro che lavorano a Careggi, ma non sono assolutamente contrario a un secondo ordinario di radiodiagnostica. Credo si comprenda che alla mia età farebbe piacere avere accanto un secondo professore che volesse continuare una scuola che appare ancora all’inizio e condividere le mie idee sul ruolo dell’università, quindi scevro da presenzialismi, desiderio di visibilità e volontà di potenza. Continuo nonostante tutto a sperare in una università attiva, fattiva e silenziosa".