Sollicciano fra torture e depistaggi Il gip: rischio che ripetano il reato

Il tentativo da parte del gruppo di agenti di inquinare le prove dei fatti è già avvenuto con false denunce. Il pm Von Borries ha incaricato gli investigatori dello stesso Dap di trovare le prove e accertare la verità

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di Amadore Agostini

Da detenuti a ostaggi. Il carcere è un pianeta che non appartiene a una galassia conosciuta. Ha suoi rituali, suoi linguaggi, sue dinamiche. Se così si possono chiamare. Ci vuole coraggio e abilità a penetrarle, a violare quello che deve restare un segreto. Così per andare fino al fondo di una vicenda molto brutta di torture tra le sbarre di Sollicciano, la pm Christine Von Borries ha chiesto l’intervento del personale investigativo del Dap. E insieme hanno fatto ’pulizia’ portando alla luce almeno due episodi di vere e proprie torture ai danni di un’cammello’, così sono chiamati in gergo dispregiativo i detenuti magebini, e di un italiano già trasferito in altra struttura.

Il primo ha riportato lesioni serie fra traumi e fratture costali multiple, l’italiano se l’era ’cavata’ con la rottura di un timpano. Danno questo che si provoca colpendo con estrema forza la vittima, contemporaneamente alle orecchie, a mani aperte. In gergo si chiama ’il tamburo’. Oppure colpendo ripetutamente con pugni tra la tempia e la mascella il malcapitato.

I due detenuti vittime di pestaggi appartengono alla sezione dei ’definitivi’, quelli più indifesi. I loro ’colleghi’ del giudiziario infatti sono più protetti dal fatto che sono spesso fuori per udienze, interrogatori e qualche giudice, qualche pm può rendersi conto che è successo qualcosa.

E questo risulta e purtroppo risalta anche nelle decine di pagine dell’ordinanza quando uno dei carnefici si vanta: "Ti facciamo il c***. Ti massacriamo; qui non siamo come quelli del giudiziario". Sottinteso: dove i detenuti sono trattati con attenzione.

La cronaca di questi due episodi sta tutta nell’ordinanza del gip Federico Zampaoli che sulla base delle richieste del pm Von Borries ha deciso di applicare gli arresti domiciliari all’ispettrice Elena Viligiardi e ai suoi subordinati Patrizio Ponzo e Luciano Sarno con divieto di comunicazione con persone diverse dai coabitanti. Il pericolo è quello già palesato (con una falsa notizia di reato che accusava la vittima) di inquinamento delle prove e, per indole, quello di reiterazione del reato. Per gli altri agenti penitenziari, Massimiliano Bove, Francesco Sbordone, Michele Varone, Marco Mescolini, Luigi Di Martino e Piercamillo Minotti, l’obbligo di dimora e la sospensione per un anno delle funzioni.

"È molto grave quanto accaduto a Sollicciano. Gli atti di violenza compiuti da alcuni agenti su detenuti sono inaccettabili".

Lo afferma l’assessore a Welfare Sara Funaro, che esprime la solidarietà e la vicinanza dell’amministrazione comunale ai detenuti aggrediti e alla direttrice della struttura Antonella Tuoni. "Queste violenze non devono delegittimare tutto il personale di Polizia penitenziaria, che ogni giorno lavora in modo serio, nel rispetto dei diritti".

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