Scarperia, bimbo ucciso. Ricostruzione choc della mamma. "Non ce l'ho fatta a salvarlo"

Patriarchi nel 2015 fu sentito gridare ad Annalisa: "Ti squaglio nell’acido, ti sfregio con l’acido". E nelle chat lui minacciava di uccidere i figli

Il luogo della tragedia (foto Germogli) e, nel riquadro, Niccolò Patriarchi

Il luogo della tragedia (foto Germogli) e, nel riquadro, Niccolò Patriarchi

Firenze, 25 settembre 2018 - «Eravamo a casa si stava mangiando e Niccolò si è alzato era sul divano col suo cellulare è squillato il mio cellulare mi hanno chiamato dal lavoro per chiedermi una informazione e lui questa cosa l’ha urtato tanto e quindi mi ha preso il cellulare e poi è tornato sul divano. Io sono andata lì e gli ho detto ascoltami abbi pazienza mi puoi dare il cellulare? Mi serve, no, non te lo do il cellullare, non so se mi abbia visto scrivere un messaggio e da lì si è arrabbiato. Ha preso il coltello ci ha fatto un po’ paura però siamo andati in terrazza, però la terrazza non si chiude da fuori...».

E’ un racconto  che fa venire i brividi quello di Annalisa Landi. La donna è stata necessariamente ascoltata poche ore dopo la tragedia in cui ha perso la vita suo figlio,  Michele, di appena un anno, per mano del suo compagno, e padre del bambino, Niccolò Patriarchi. Quella che traspare dai verbali, redatti dai carabinieri di Scarperia e Borgo San Lorenzo, è una madre che si rimprovera di non essere riuscita a difendere il suo bambino. «Non ce l’ho fatta a salvare Michele - dice piangendo –. Me lo ha strappato di braccio». Ad accendere la miccia, nella casa di Sant’Agata, è stata dunque la gelosia. Annalisa riceve una chiamata, Patriarchi s’impossessa del suo telefono, dopodiché si arma del coltello. Annalisa scappa in terrazza con i bambini. Lui cerca di entrare. «Poi è andato via.. quindi pensavo che si fosse calmato, nel frattempo i miei genitori ci han sentito e sono arrivati. Non ce l’ho fatta con tutte le mie forze, non ce l’ho fatta, voleva buttare tutti nel fiume».

La terrazza della casa di Sant’Agata, infatti, s’affaccia su un corso d’acqua. Annalisa non aveva il telefono, perché in possesso del convivente. E’ la sua mamma a sentire le urla e a precipitarsi da lei. Adesso, le carte del procedimento per l’omicidio del piccolo Michele e il tentato omicidio dell’altra figlia e della compagna, si sono fusi con il precedente processo per maltrattamenti nel quale era stata chiesta la perizia psichiatrica su Patriarchi. Le chat intercorse in passato durante i litigi della coppia, fanno anch’esse rabbrividire. E’ l’ottobre del 2017, dunque qualche mese prima dell’episodio della testata di febbraio 2018. Patriarchi, oltre ad insultare Annalisa, la minaccia di morte e soprattutto minaccia di uccidere i figli. «Nel momento del bisogno mi lasci da solo/E io ti ammazzo i figli/Poi voglio vedere se fai ancora la sbruffona». Allucinante. Ma il delirio di Patriarchi è tracciato nelle carte sin dal 2015, quando sin dentro la caserma dei carabinieri, Patriarchi fu sentito gridare ad Annalisa: «Ti squaglio nell’acido, ti sfregio con l’acido».

 

 

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